Volontà - anno XVI - n.6- giugno 1963
te o si critica il potere di una cla:.sc dominante è una \"era e propria • po– litica » che il popolo esplica per la pro– pria difesa e per i propri diritti. E di fatto lo è, se ci atteniamo alla defini– zione sopra citata, cioè quando si tra1- ta • di ordinare la vita civile di un popolo nelle cose di comune inleres– sc i.; ma è necessario rilevare che una ideologia, la quale in leoria può benis– simo esprimere un senso di vera giu– stizia sociale, una volta che si è con– cretizzata in un formidabile apparato statale, fa cambiare di molto le Spt... ranze che in un primo tempo, sulla car– ta, promettevano libertà e giustizia per tutti. E il popolo, quanto al suo « di– ritto» di far dell:::t«politica .., può tran– quillamente restarsene in pace, giac– che'!, ormai, la «politica» valida sarà solo quella dei dirigenti. E questo na– turalmente non vale solo per gli Stati comunisti, ma per qualsiasi forma di pressione statale. Inoltre possiamo dire che la pras-;i politic~, nella sua evoluzione :.torica, tende a suddividersi (anzi, in buona park è già distinta) in tre vaste zone le quali, ad un primo esame, sembre– rebbero accumunate da eguali interes– si, mentre « in pectore » sono avversa– rie fra di loro. Difatti esiste una « po– litica» particolarmente ~tarale (verso l'interno e verso l'esterno) propria de– gli individui comunemente definiti «uo– mini politici »; una seconda •politica" tecnico-economica, propria dei grandi complessi produltivi, i dirigenti dei quali tendono sempre più a respingere l'ingerenza, più o meno incompetente, ciel proressionista della politica: in al– tre parole, è la politica che sta ponen– do le basi per una futura tecnocrazia e che, in un certo senso, si va accen– tuando pure nei paesi comunisti. Ed una terza «politica .. quella che cre– dono di esplicare le masse popolari per mezzo del voto, ma che in realtà (per il gioco occulto ddla classe dominante, e, d'altra parte, perchè si è beffati dal– la stessa evoluzione degli eventi, che una simile politica non sa bene stu– diare a valutare), :.i è ridotta libera solo di nome. E la sua attuale e, qua– si, unica soddisfazione è la quinquen– nale passeggiata alle urne la quale, è superfluo farlo rilevare, lascia sempre il tempo che trova. Negli Stati di un tempo esisteva qua– si sempre la sola «politica» dei domj– natori. Quando, soprattutto dopo la Rivoluzione francese, incominciò a pro– spel tarsi il problema di concedere qual– che costituzione, le monarchie assolu– te «s'inquietarono» alquanto. Tutta– via, anche se qualcuna incominciò a da– re qualche tiepido esempio, si proce– deva sempre guardinghi e sospettosi. D'altro canto, furono escogitati mezzi sottili o più o meno astuti, in modo che tutto quello che veniva sancito dagli articoli più liberali, rimanesse il più possibile sulla sola carta. (Truc– chi messi in opera anche oggigiorno; figuriamoci agli inizi delle monarchie costituzionali...). Fu l'espansione industriale nel se– condo cinquantennio del secolo scorso, che rassicurò alqucnto la « carità co– stituzionale » dei varii Stati. Il • plus– valore .., bene individuato da Carlo Marx, non fu soltanto un mezzo di ar– ricchimento per le classi dominanti, ma pure d'insperata forza politica, quando Ja potenza produttiva incomin– ciò a mutare la faccia del mondo. Se è \'ero che nel possente ampliarsi della tecnica e del Javoro in genere, il pro– letariato trovò profonde ragioni per i– niziare una lunga serie di giustissime 327
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