Volontà - anno XVI - n.6- giugno 1963

sulle colonne di • Liberty •, facendo al– lontanare dei collaboratori che non condividevano queste idee, L'altruismo fu messo a tacere, libertà cd egoismo divennero sinonimi; anarchismo filoso– fico fu reso pari ad anarchismo • egoi– stico•: ad anarchismo filosofico. Ta– bula rasa fu fatta d'ogni idea d'obbli– go o di sanzione, salvo che in caso di contratto o di mutuo accordo ai fini di associazione \'Olontaria, chè questa non persegue che un fine di benessere: col– mare i desideri degli associati. Perso– nalmente fu d'una scrupolosità eccessi– va nell'osservazione delle clausole d'un qualunque contratto che avesse conclu– so, come fu ugualmente esigente del rispetto da parte degli altri contraenti. • Liberty • a quel momento pubbli– cava anche dei larghi estratti delle ope– re del Nietzsche. Ma quali erano esat– tamente i concetti filosofici che • Liber– ty• aveva fatti suoi? Eccone qui qualcuno: • Gli anarchi– ci non sono soltanto degli interessati, sono anche degli egoisti nel senso più largo ed assoluto della parola». « Il principio basilare della vita in società risiede nel fotto che l'individuo sia la– sciato interamente e assolutamente li– bero di vivere a seconda di quanto possono consigliarlo i risultati delle e– -..pcricnzc fatte con altri individui u– gualmente liberi». • La virtù non è vir– tù se non perchè crea piacere e felicità; il vizio non è vizio se non perchè crea malcontento e sofferenza. Tn fondo nes– suno è capace di definire esattamente quello che può essere utile o disutile, buono o cattivo per gli altri, mentre ognuno sa, per sè medesimo e meglio di chiunque altro, quanto può procurar– gli piacere». « E' per questa ragione che ogni azione dev'essere considerata 366 da colui che la compie, in rispetto a quanto può procurargli di piacere e non in rispetto di quanto può procu– rare di soddisfazione agli altri. Que– sto vale, per forza di cose, anche per tutti quegli atti definiti altruisti e che procureranno indirettamente della sod– disfazione a chi li compie, mentre che, a prima vista, sembrano procurargli piuttosto della sofferenza. e questo pcrchè la sofferenza sarà largamente compensata dalla gioia del sapere che c'è stato qualcuno che ha profittato del loro atto; atto, insomma, profonda– mente egoista». « Liberty• ci ricorda anche che Tu– cker, oltre essere stato un pensatore, un autore e l'animatore d'un movimen. to le cui tracce non saranno molto fa. ciii a scomparire, fu un traduttore in– faticabile, grazie alla sua perfetta co– noscenza della lingua francese. Ecco qui all'incirca la lista delle opere che più lo interess.1rono e che tradusse in inglese: « Che cos'è la proprietà » di Proudhon; « Un nemico del popolo» di Ibsen; • li Cenciaiolo di Parigi• di Fe. lice Pyat; « Mio zio Beniamino» di Claudio Tiller; « Il Denaro,. di Zola. Senza contare un numero infinito di articoli e di racconti. E' un po' sor• prendente che si sia interessato d'un'o– pcra come e Il Cenciaiolo di Parigi » al– la quale più nessuno attualmente pensa. Nel 1907 fece un'edizione de « L'uni· co e la sua proprietà » che aveva tra– dotto in iòglese Stephen T. Byington. Mi pare di aver letto da qualche parte, in questi giorni, che vi sarebbe l'inten– zione di fare una nuova edizione di quest'opera. Nel 1888 aveva tentato di fare « Li– berty » bilingue. Ne faceva una tira-

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