Volontà - anno XVI - n.5 - maggio 1963

di quell'anno le cronache registrarono 2.000 uccisi e 1.600 imprigionati, oltre a qualche fuggili\'O. I supersliti dovet– tero abiurare e di,·cnnero dei fedeli canolici. Agli inizi del XVII secolo, ci~ 50 anni dopo, Slancio al Marafio– ti, 1u11i i villaggi popolati dai valdesi conservarono il lingua{!gio di origine, cioè il provenzale, linguaggio che resta oggi , h'o solamente a Guardia. Il sardo. Dopo In pubblicazione dei monumen– tali lavori del Wagner, nessun ilaliano che si rispetti dovrebbe tacciare il sar• do di diale110. Del resto, lo s1esso Ber– toni, che di linguislica se ne intende, scrive chiaramente: • Il sardo ed il la– dino possono e debbono essere consi– derati come lingue, piuttosto che dia– letli. Sono lingue che non si staccano molto dall'italiano, ma se ne stacca– no•· Sotto la dominazione romana della Sardegna il Ialino fu naturalmente la lingua ufficiale dell'isola e Ialino parla– rono presto il clero e la genie colta dei centri urbani, molto più tardi la po– polazione dell'interno. Sono Bisanzio, il greco divenne la nuo,a lingua uffi– ciale, ma l'ellenizzazione della Sard<..'– gna era tutt'altro che completata quan. do i greci si ritirarono. Il risultalo fu che il passato romano essendo gi:\ lon– tano ed il greco superficiale, i sardi [u– rono cos1retti ad utilinare precocemen– te la • lingua vulgaris •• cioè, in defi– nitiva e malgrado certi inevitabili in– croci con lo spagnuolo e l'italiano, la lingua sarda attuale. • li fondo della lingua sarda d'oggi è il latino. la Sardegna è il solo pae– se al mondo dove la lingua dei roma– ni si sia conservata come lingua vi- ,•ente. Oues1a circostanza ha molto fa. cilitate le mie inchicsle nell'isol:1, poi– chè la metà almeno dei pas1ori e dei contadini ignora l'italiano• - scri\'C Maurice Le Lannou nel suo la\'OfO • Pfitres et paysans dc la Sardalgnc •• apparso nel 1941. La. lingua quindi di un popolo di 1.200.000 anime per la quale lo stato italiano non ha fano altro che istitui– re, più che altro per soddisfare qual– che curiosità filologica, una cattedra di linguistica sarda alla Facoltà di Let– tere dell'Università di Cagliari. Il serbo-c.-oato. Oltre che in alcuni punti (oggi senzu una vera imporianz:c numerica) ciel retroterra triestino, do\'C il croato - come in ogni zona di confine nelle qua– li un certo miscuglio anche lingui~lico è inevitabile - si è infiltrato fin dai tempi in cui Trieste era un porto del– l'impero austriaco. si parla serbo-croato in tre comuni del Molise, dclli appun– to • comunl slavi•: Acquaviva Colle– croce, Montemitro e San Felice Sla\'o (per un insieme di circa 6.000 abitan– ti), situati nei pressi della costa adria– tica. Gli abitanti discendono da emigran– ti croati fuggiti dalla Dalma7ia centra– le nella seconda metà del XV secolo, al tempo delle invasioni turche. Nel 1921 a San Felice Sla\'O - clivenulo duran• te il periodo fascista San Felice del Littorio - su 1547 abit.mti, 780 parlaM vano ancora slavo. Lo sloveno. Anche prima della guerra 1915-18- dopo la quale, come si sa, vasti terri– tori, con non meno di 600.000 slavi, vennero incorporati all'l1alia - l'Ila- 29<;

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