Volontà - anno XVI - n.5 - maggio 1963

sizzare » gli sforzi rivoluzionari. Il proletariato urbano che, in generale, aveva guardato con apatia, se non con vera e propria diffidenza, l'esito della lotta ar– mata, aspettava ottusamente di dare la sua partecipazione rivoluzionaria • ad ora fissa». Il clero e l'alta borghesia, rilevato un certo vènto di fronda, trama– vano già ragnatele controrivoluzionarie all'ombra dei privilegi non completa– mente abbattuti. Il problema del come dare un concreto significato ed un chiaro sviluppo alla vittoria militare non si esauriva soltanto nel liberarsi dai seguaci e sim– patizzanti di Batista (che avevano iniziato il loro doppio gioco, tramutandosi anche in martiri del regime), ma nel neutralizzare le pretese dei vecchi o.llea– ti borghesi (i quali, per avere investito nella guerriglia molti mezzi e pochi uomini, aspettavano ora una controprestazione) oltre, beninteso, che dare l'av– vio alla instaurazione di nuovi e liberi rapporti sociali. Il governo Urrutia, presieduto dall'avvocato Miro Cardona, costituitosi su– bito dopo l'abbattimento del regime batistiano, dimostra come i primi passi della rivoluzione siano stati incerti e timidi (se non del tutto errati), specie se si tiene presente il rifiuto di costoro di firmare i decreti della riforma agraria, e dimostra altresì come la borghesia tentasse di far dirottare a proprio van– taggio o di frenare le poche modificazioni strutturali, oramai preventivate. Timidi ed incerti i primi passi della rivoluzione cubana se tre mesi dopo l'abbattimento di Batista, Castro poteva dichiarare a Sartre che non avrebbe mai consentito a far sacrificare la e sua » generazione a quelle che dovevano seguire ( « ... con la parola Libertà non si mangia. La libertà e la fame sono inconciliabili; vogliamo con la libertà anche il pane ») e se, nel discorso del 25 aprile 1959, poteva proclamare di non essere d'accordo col «comunismo», di essere contro ogni dittatura e di avere « tra le due ideologie che si conten– dono il mondo, una posizione tutta particolare, che noi abbiamo chiamata Uma• neslmo (16) in dipendenza dei metodi umani, giacchè noi vogliamo liberare l'uomo dai timori, dalle consegne, dai dogmi ». [ propositi, però, non bastavano (perduti, tra l'altro, nella nebulosità di una inautentica ed imprecisa programmazione rivoluzionaria) a risolvere i pro– blemi della rivoluzione. I centri di potere. La reazione si manifestò subito e non aspettò neppure che si realizzassero sostacziali modificazioni di struttura. I centri di potere economico, ancora non annientati, riuscirono, tra l'altro, ad influenzare il proletariato urbano, ad age- (16) Castro cosi chiariva Il suo Umanesimo. e Per SOddlsta.re I blsognt materiali del- 1·uomo. non occorre sacrlltcare le libertà che sono le sue più care aspirazioni: le !lber• tà Più essenziali all'uomo non hanno alcun slgnlflcato se non può SOddl.sf::ire I suol bi· sogni materiali•· .270

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