Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963

Stato e Società* Ricordo il mio stupore quando, leg– gendo nei giornali i molti necrologi per la morte di G. D. H. Cole, scoprii che anche un Hugh Gaitskell e un Harold Wilson dichiaravano di aver imparato da lui il loro socialismo: a me era sem– pre sembrato che il socialismo di Cole fosse di tutt'altra specie di quello pro– fessato dai politici del Partito Laburi– sta. Fu proprio un comunista, lo jugo– slavo Vladimir Dedijera, che ne fece notare la differenza, osservando come Cole respingesse « l'idea della suprema– zia permanente dello Stato» e credes– se che essa • fosse destinata a scompa– rire 1>. Per Cote, come per i filosofi anar– chici da Godwin in poi, la distinzione fra Società e Stato è il principio del– la saggezza. Così, nella sua lezione in– troduttiva alla cattedra universitaria di .-Teoria Politica e Sociale», egli os• servava: .-Mi rendo conto che prende– re lo Stato come punto focale per o– gni considerazione sull'uomo nelle sue molteplici relazioni sociali, rientra nel clima tradizionale, non solo di Oxford, ma di tutto il pensiero e di tutto l'in– segnamento accademico in Gran Bre– tagna», e, continuando, esprimeva la convinzione che «non è di una « Teoria Politica• imperniata sul concetto di Stato che il nostro secolo ha bisogno, ma di una più ampia «Teoria Sociale • nel cui ambito possa trovare la pro- pria sede anche questo concetto e tutte le sue implicazioni •· E ciò, secondo Cole, richiede un «pluralismo», un si– stema, cioè, che riconosca il valore del• la differenziazione nei rapporti umani, ripudiando quella che egli chiamava « la nozione idealista, secondo cui tut– ti i valori non sono in fondo che aspet· ti diversi di un valore unico e devono quindi incorporarsi in una istituzione universale, e non già nei singoli indivi– dui, anche se questi hanno - come hanno - la capacità di pensare, di sen– tire. di credere e di esprimere, singo– larmente o in associazioni, i loro pen– sieri, i loro sentimenti, le loro convin– zioni, con azioni che possono favorire, o ostacolare, iJ proprio o l'altrui bene». Questa particolare negazione della teoria idealista dello Stato veniva e– spressa nel 1945,nell'anno in cui lo Sta– to che aveva liquidato Hiroshima e lo Stato che aveva liquidato i kulaki fe– steggiavano la loro vittoria sullo Stato che aveva liquidato gli ebrei. Se si cre– de che la filosofia personale degli uomi– ni sia frutto dell'esperienza della pro– pria generazione, mai più come jn quel– l'anno ci si poteva aspettare che, impa– rata a proprie spese la lezione sulla ve– ra natura dello Stato - di tutti gli Stati - molta gente avrebbe comincia– to a ritirare la propria adesione ai ri• spettivi Stati, o almeno a smetterla di identificarsi con lo Stato che ne pre- (*) E' il lesto di una conferenza, tenuta c.l:tll'autore il 19 febbraio 1962presso l'Oxford Unlverally So– elology Soclcty, tradoHa dal n. 14 di ANARCHY (Aprile 1962). 197

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