Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963

tutti i mezzi di comunicare questa verità ai suoi simili ed ancor oggi in Italia non si possono leggere le sue opere pr_incipali. Fra i commentatori del successo editoriale, qualcuno s'è chiesto sgomento che sarebbe di noi se la Chiesa. potesse estendere a tutta la società il potere che ha esercitato in casa propria sul gesuita proibito. Domanda inutile ed ingenua, perchè un tal potere lo sta già esercitan– do e, se dovesse protrarsi un altro decennio, la cultura italiana dovrà subire le stesse mortificazioni inflitte a Teilhard de Chardin. Mentre si tace sulla prepotenza clericale, si fa man bassa sulla buona fede proletaria muovendo rumore attorno ad alcune forme di strapotere padronale. Si chiama il popolo alle urne contro le strozza– ture monopolistiche, contro la speculazione che infuria sui beni più cari al popolo, come le case, le medicine, gli alimenti, ecc. Si promette la fine ai più gravi inconvenienti che intristiscono la nostra vita con una politica che richiami all'ordine i padroni del vapore. Ma allora, cosa si va a fare in parlamento? Torna di attualità la risposta che il rivoluzionario Amilcare Ci– priani diede cinquant'anni fa agli italiani che avevano votato per lui. Proprio cinquant'anni or sono, nel 1913, in Italia una massa conside– revole di sindacalisti rivoluzionari, anarchici e repubblicani (a quel tempo anche i repubblicani rifiutavano la burletta dell'urna) decise di fare un'eccezione al suo anti-elettoralismo, votando per Amilcare Cipriani esule a Parigi. Una candidatura-protesta che gli avrebbe per– messo di ritornare in Italia. Ed il vecchio rivoluzionario risultò eletto nel collegio di Milano; ma.dal suo eremo di Parigi egli rifiutò dicendo che le rivoluzioni non si fanno al parlamento. La stessa risposta ci viene oggi spontanea udendo i programmi che tanti uomini di sinistra propongono al popolo. Volete veramente la riorganizzazione della scuola, la libertà di pensiero, la. fine delle odiose speculazioni che avviliscono la vita economica, l'orientamento della produzione ai fini sociali? Queste cose, oggi in Italia, equivalgono alla rivoluzione; per rea– lizzarle occorre che il proletariato riprenda l'iniziativa sociale ed im– ponga l'alt alla cuccagna degli esosi profitti e delle immonde specu– lazioni, alle censure e alle intolleranze che proteggono questo stato di cose. La vera svolta a sinistra non può venire che dalle fabbriche e dalle piazze d'Italia. Cosa andate a fare, allora in parlamento? ALBERTO MORONI 196

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