Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963
liberamente. Il Minotauro, pertanto, non era talmente esigente: si pasceva di car– ne um:rna e selle giovani e sette ragazze all'anno gli bastavano. Il Minotauro dei tempi moderni che brama non selle, ma lutla la giovcnli1 del mondo e se ne pa– sce periodicamcnlc in quantità astrono– miche, è d'un'altra voracità. Il labirinto che lo protegge contro il coraga:io e l'in– telligenza d'un Teseo o d'un'Arianna è pii1 complesso. Si può dire che tutti co– loro che hanno im·entato il labirinto di– plomatico, alla maniera dei tempi moder– ni, sono d'altro machiavellismo che tut• ti i «!\·linossc• e lutti i •Dedalo• dei tem– pi antichi, tanto da scoraggiare tutti i Te– seo e tulle le Arianne. Pertanto mi vie– ne a \'Olte di pensare che se si trovasse l'entrata del bbirinto, fra il Minotauro e noi, il rapporto di for1.e cambierebbe forse d\m sol colJ)O: non manchiamo di uomini coraggiosi e allora non ci resterb– bc più che trovare il filo. Ed ceco ciò che sogno: l'entrata nel la– birinto è a Cuba. Il filo? Nel 1898. benchè non se ne fossero accorti, gli americani (come oggi) ne tenevano gi3 il caJ)O. Al– l'epoca, se avessero proposto ai cubani. srnnchi degli spagnoli, di diventare il 49<> stato della confederazione, essi l'avrebbe– ro accettato con entusiasmo. Ma ceco: non c'erano delle Arianne fra le donne a– mericane di quei tempi. Gli americani hanno mangiato l'uva \'erdc e noi ne ab– biamo i denti allegati. .. Ma passiamo al Diluvio. DunQue Krusccv ha evacuato Cuba. Se. a loro volta, gli americani evacu:i.sscro Guantanamo non costerebbe loro molto: istruito dal recente scacco matto, è poco probabile che Kruscev ricominci e non si vede veramente come Cuba potrebbe di\'entare una nuova minaccia per glì Sta– ti Uniti, nel mare dei Caraibi. Per contro \'edfamo molto bene che se non l'evacua– no, c'è là, al dirillo dei J)Opoli di disJ)Orre di se stessi. un attacco che oscurerà per sempre e irrimediabilmente il ciclo diplo– matico. Perchè, in IUllO quest'affare di ten.a guerra mondiale o no, si tratta del dirit– to dei popopli a disJ)Orre di se stessi, e si sa, nn dal trattato di Versailles (1919), che questo diritto non sopporta nessuna solu1.ione parziale. Si saombri, allora, Guanrnnamo ponendo ciò come principio uni,·crsale della diplomazia. Ci si dichiari disposti a sgombrare pure l'Iran e la Tur– chia, se i russi sgombrano i p:i.esi dell'Eu– ropa Centrale che tenaono sotto un soli– do giogo, come è provato da Budapest. E in virtl1 degli accordi d'armistizio passati fra la Germania ,,int:1 e gli alleati, non rcs1a più che la Germania dell'Est e l'Eu. rapa Occidentale, rispcllivamente occupa• te la prima dai russi, la seconda dagli a– mericani. Il pi;:ino Rapacki, insomma. Ma il pi3no Rapacki, bisogna ricono– scerlo, non è pri\'O d'inconvenienti: gli a. mcricani ,,j diranno che tutta l'Europa, cosl neutralizzata dalla denuclearizzazio– ne, si trova ad una tappa dai 4-5 milioni di russi armati (ino ai denti in armi clas– siche e che essi sono a un certo numero di tappe, tanto più difficile a varcare, giacchè qualcuna è coperta dall'Atlantico. E ciò è vero: se, avendo tutti accettato il piano Rapacki, ai russi prendesse un giorno 13 fontasia d'invadere l'Europa Oc. cidentale a piedi e in carri d'assalto, sa– rebbe impossibile parare il colJ)O. Eccola qui, dunque, l'occasione di porre il problema del disarmo delle armi clas– siche, prolungamento della denuclearizza– zione di tutta l'Europa Occidentale! Gli americani abbandonino tutti i paesi che sen·ono da teste di J)Onte a condizio- 249
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