Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963

religiosa, in5egna ancora delle cose insensate, come - ad esempio - la storia di Giovanna d'Arco. Non v'è libro adottato cl::11la scuola primaria francese, nel quale non venga riportato quell'episodic con le medesime frottole e con le mede– sime idiozie e nel quale non venga presentata la «pulcelle» come una inviata da Dio - padre, figlio od altro -, la quale, dopo aver udito delle •voci», raggiun– ge il re e poi salva miracolosamente la Francia. Orbene, trattasi d~ un falso o, almeno, tutto porta a pensarlo se si giudica la vicenda attraverso il volume, stampato da poco dall'editore Balzac di Angou– lème, il quale pone in luce delle argomentazioni molto interessanti sul caso. L'au– tore, Gérai·d Pesme dell'Académie d'Histoire, prova come Giovanna d'Arco fosse figlia della regina Isabella di Baviera e del suo amante, il duca Luigi d'Orléans. La famiglia d'Arco, con la quale la regina aveva molta confidenza, allevò la nei> nata e non le rivelò la sua origine se non quando ella giunse all'età di tredici anni. Fu dunque la demi-soeur di Caterina, regina d'Inghilterra, di Carlo d'Or– léans, pretendente al trono di Francia, del delfino Carlo, nonchè cugina di Anna di Borgogna e nipote di Jolanda d'Anjou. Tulli questi particolari furono riconi> sciuti ufficialmente dal re Carlo VII negli « Interrogatolrcs de Poitlers » i quali sono conservati nella Biblioteca del Vaticano e che furono scoperti, nel 1935, da E. Schneider, amico del Papa Pio Xl e del Tisserand, amministratore di quel– la biblioteca. Quanto alle famose voci che ella avrebbe udito, esse furono quelle di Colet– te de Corbie e di Jolanda d'Anjou. Giovanna lascia il villaggio di Vaucouleurs bene equipaggiata (l'equipaggiamento le era stato fornito dal duca di Lorena) e segue Collet de Vienne che doveva condurla nel castello di Chinon, dove fu ricevuta, poi, con tutti gli onori dovuti al suo rango di principessa. Si rivela su– bito un bravo cavaliere e partecipa brillantemente ad alcuni tornei (il che non avrebbe potuto se fosse stata un3 modesta pastorella, anche se ispirata). Quanto alla presa c!'Orléans, tanto cara al cuore dei nostri devoti, la "'J)ul– celle » ebbe un ruolo insignificante, giacchè comandò la miliz!a, cioè una truppa poco numerosa. In seguito, fatta prigioniera dagli inglesi, [u imprigionata, ma la sua origine reale era conosciuta sia dalla corte di Francia che da quella ingle– se, così come dal famoso Cauchon, vescovo del suo paese, ed era tanto conosciu– ta che non potè essere accusata di stregoneria e quindi, non potè essere condan– nata al rogo, ma soltanto al carcere perpetuo: fu un'altra sedicente strega, desi– gnata dall'Inquisizione, che salì al rogo al suo posto, voi viso ricoperto da uno spesso velo. La nostra principessa restò per cinque anni nel castello di Crotoy; poi, suo zio, Giovanni di Lussemburgo, pagò il riscatto per la sua liberazione, di> po della quale, ella sposò il cavaliere Robert des Armoises, gran signore di Lore– na, col quale visse nei castelli di Tichemont e di Jaulny. L'atto di matrimonio fu ritrovato, prima della guerra '35-'45, da Albert Bayet negli archivi del villag– gio di Fresne-en-WOCvre. Ma perchè allora è Mato canonizzata? Semplicemente per una proposta del governo francese del 1920, ;,.ccompagnato, è vero, dalla modesta somma di tren– ta milioni di franchi-oro e diretta alla «santità» dell'epoca. Che si vada ora ad insegnar la s1oria ... L. REBOLT 238

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