Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963

le per la nuova generazione, considerare la pianta nel suo Insieme, scoprire correla– zioni col mezzo ambiente e lasciarle compiere il suo «ciclo• nel quadro vivo deHa natura, e non strappandola brutalmente, uccidendola, e conservandola per alcuni giorni in un bicchicr d'acqua o tull'al più in ur. erbario, per una fallace ammirazio– ne postuma. La letteratura di guerra ed ancora tutta la letteratura e le opere d'arte non ban– no allro valore che quello che gli auribuiamo noi, il valore della nostra propria rca– àone di fronte alle loro apparcn7.c. Valgono nella misura in cui esprimono o ri– flettono non soltanto la realtà es1ema - fredda imitazione, bellezza morta -, ma anche !a nostra realtà interiore, personale, tanto complessa nei suoi misteri e m3- nifcstazioni; nella misura in cui ranno vivere, ovunque e in ogni momento, il mondo sempre cangiante, sempre anelante della nostra anima; nella misura in cui presta– no la \'OCCai nostri pensieri silenziosi; nella misura in cui, per l'impegno vitale che rappresentano sia fa scdttura come la lctlcratura, sia la creazione d'arte come !a contemplazione della stessa, ci offrono la opportunità di elevarci, di suepcrarci cd an– cora di arricchire l'eredità dello spirito umano e della cultura universale. La letteratura - come tulle le forme di «produzione• culturale cd artistica - ha innanzitutto un valore ere.more per i suoi autori. Per il j)ubblico - lcuori, ascol– atori - il suo valore è anche morale. Per quanto relati\'O e deprezzalo sia questo vocabolo, non possiamo evitarlo. Lo affermiamo qui nel suo senso profondo, reali– sta e di sempre. Il valore morale è corrclazionato ai \'alori umani, agli aneliti di crea– zione e progressione. Questo è, in effetti, il primo criterio di giudizio rispetto al va– lore ed alla validità delle opere culturali e artistiche. Se l'applichiamo alla lettera– mra di gue1Ta, possiamo convincerci che questa è falsa, lontana dalle condiz.iooi di creazioni di un'opera viva. Questa letteratura manca di valore artistico e morale - non è nè umanitaria, nè contribuisce al prosieguo della cultura e al perfezionamen– to dell'individuo. E' soltanto un riflesso artificiale e generalmente alterato della guer– ra, che cerca di e spiritualizz.arsi • in questo modo. Precisamente per mancanza di valore intrinseco - genuino, essenziale - questa letteratura è cosl perniciosa. Perchè non ha \'alori propri, li prende da un'altra parte, dall'umanilà reale, che la\·ora, soffre e ancia fra tante penurie, passioni e orrori; d:llla sua arte, dalla grande e vera arte, dalle sue opere geniali che la esprimono, la superano o la idealiz7.ano. E, da questo innesto forzato ne scaturisce una letteratura ambigua. E' un embrione ibrido, orrendo e prolisso, avviluppato in apparenze nobi– li, dramma1ichc i cui artifici di forma e stile possono soddisfare sovente i capricci malaticci dei «dccadenli • cd eesteti•· O'allra parte, con le sue ostentazioni educa– i.ionistc, con le ~ue arringhe e prediche Politiche, nazionali cd anche umanit.i.riste (Gi11sthia! Libcrtd! Fra1cmitd!), coi suoi simulatori e mimi patriottici, civici e reli– giosi (la Parria in pericolo! l'u11io11e sacra!), può attrarre anche il numero, le masse. Docili, sospinte dalla frusta dei cattivi pastori, le moltitudini si lasciano portare \'erso « i campi dell'onore•• verso i mattatoi e cimiteri di tulle le vanità e di tutti i disinganni. La guerra e !'arie sono, dunque, due rcallà distinte, con1rastanti, irreconciliabili. L'arte ha in se stessa, ossia nei suoi ar1isli, la ragion d'essere, le sue condizioni di creazione e di evoluzione che tende alla perfezione. mn.lgrado gli impedimenti di una società inKiusta cd i forzati compromessi cd aberrazioni in tempi di guerra. L'arte, pur chiamandosi nazionale, non può essere ris1rc11a e opposta. in m::mie– ra aggressh•a ad un'altra arte «strana•· Questo è stato, ciò nonostante, una delle ma– nifestazioni più penose e \'Criognosc dello sciovinismo durante le ultime guerre. L'ar- 227

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