Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963
chia (3); oppure, a poco a poco, potrebbe sostanzialmente riprendere i sistemi e i principi di prima: ripresa che si presenterebbe inconcepibilmente stupida, e tut– tavia possibile. La terza ipotesi - quella che ci auguriamo cli cuore - è quella che la • vo– lonlà delle cose• vinca la nefasta caparbia e l'indefinibile stupidità degli uomini. Con altre e più spiccie parole: che il mondo, di fronte al pericolo atomico, met– ia finalmente giudizio. E in questo caso un'evoluzione verso una concreta anar– chia sarebbe più lenta, ma procederebbe su di un terreno meno infido. D'altro canto l'abolizione del militarismo esautorerebbe lo Stato per una buona metà, in quanto il militai-ismo è una e ragione d'esistere• connaturata a qualsiasi for– ma di $1:lto; e, come abbiamo ripetuto altre volte, l'umanità, pur sen1.a averne una chiara consapevolezza, sarebbe già per metà an:1rchica. Per taluni esisterebbe anche una quarta ipotesi: quella che la terza guerra mondiale si svolgerà con le armi cosidctte convenzionali (così come è avvenuto nella seconda, durante la quale, pur essendovi stati nei depositi militari grandi quantità di gas asfissianti, questi non rurono impiegati. Però si è molto dub– biosi di fronte ad una tale ipotesi, anche perchè • l'equilibrio degli egoismi• che ,ra ponendo le tristissime basi per una terza guerra mondiale, si presenta ben differente da quello che provocò la seconda; e d'alfronde la terla si presente– rebbe lo stesso spaventosa, in quanto pure le armi convenzionali hanno nel frat- 1empo avuto il loro • meraviglioso progresso » tecnico e di potenza micidiale. Naturalmente nei grandi scambi commerciali Ira popolo e popolo, o tra continenti, può benissimo servire il cambio-merce; come d'altronde, in parte, è già adottato dall'attuale capitalismo. Ma nei rapporti di una produzione e di una distribuzione molto complesse, il problema della moneta s'imporrà senz'altro quando l'umanità, superato il più tremendo pericolo che mai si sia presentato davanti alla storia, darà finalmente un po' di ascolto anche a quelle idee che per tanto tempo furono ritenute sovversive ed utopistiche. E quand'anche il si– stema cooperativistico raggiungesse una notevole razionalità di produzione e di distribuzione, si può benissimo presumere che la intrinseca praticità del denaro non verrebbe del tutto diminuita. Naturalmente le condizioni collettivistiche opereranno in modo che i grossi accumuli cli denaro in poche mani o addirittura in un solo individuo, risuhino del tutto impossibili; e se mai sterili o inutili per gli stessi speculatori, in quan– to non potr!l. più essere possibile comandare per mezzo del denaro. Questo servi– rà principalmente per comperare quando lo si ritiene opporluno per i propri gu• sii e per i prpopri bisogni. E questo in certo qua! modo, implica un senso di par• ticolare giustizia oltre che di praticità. E ragionevole pensare che il cooperativismo ideale, senza sistemi monetari, sia possibile solo entro comunità alquanto ristrette; e d'altra parte anche in con– dizioni ambientali particolarmente isolate (come, 2d esempio, la comunità del– l'isola Tristan D'Acunha, quelle esquimesi o quelle dei samojedi dell'estremo nord siberiano, le quali, sia pure in .nodo primitivo, ~plicano, nei limiti della lo- ()) NMumlmcntc si esprimono delle pure ipo!csl, poichè se - pcrchè l'anarchia dh·cnaa una rc-a!11' - ~i rosse cos1rcni a passare sono 3d una simile forca caudina, ~rcbbe ben doloroso: :.nchc se, entro una possibili1à di realinaxionc, più di qualche aJUrchico, nn.sso con le spalle al muro, ci~ di rronie alla possibilità di ,·edere realizzata 1·anarchia solo al:~-;crsando un ponte rosl orrido. quale si presenterebbe ul\3 1erza ,ucrra mondiale, non csilcrcbbc :'Id op13rc per un3 simile pro\':\. 207
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