Volontà - anno XVI - n.4 - aprile 1963
L'oro certamente possiede ancora una certa importanza e un notevole valo– re, dovuto più che altro alla sua naturale scarsità; ma non detiene più il prima– to negli scambi internarionali: il petrolio e l'uranio Io hanno alquanto detro– nizzato. Quando la massa del denaro circolante supera di molto l'effettiva potenza produttiva di una data nazione, allora si verifica la cosidetta inflazione mone· taria, nèlla quale chi ci rimette veramente sono le masse operaie e i piccoli ri– sparmiatori. Ma entro il gioco possente e subdolo delle occulte manipolazioni monetarie da parte dello Stato, esiste una manovra che, in gergo finanziario, vie– ne definita « elasticità della massa monetaria circolante ». Lo Stato sa che, almeno sino ad un certo limite, è possibile emettere, clandc– slinamente, una certa quantità di moneta senza provocare una vera e propria in– flazione, così come si può sovraccaricare entro un certo limite un automezzo senza menomare la sicurezza del veicolo. Sono inflazioni non pericolose, per mezzo delle quali lo Stato trova un momentaneo respiro quando si trova pressa– to da problemi urgenti. Sa bene che il meccanismo economico e produttivo, al– meno per qualche tempo, avve11e solo debolmente una simile e non giustificata invasione di carta moneta; e qui si profila almeno una mezza verità: che lo Sta. to, con un valore puramente nominale ed emesso senza alcuna contropartita pro– duttiva, oppure senza essere basato su nuove risorse di ricchezze naturali, può comperare senza a.lcuna fatica energie lavorative, grandi quantità di merce, o rianimare alcuni settori necessari - come ad esempio la pubblica istruzione o i lavori pubblici - in un primo tempo trascurati perchè i soliti settori inutili, per primi, hanno attirato su di loro le somme più cospicue. Naturalmente le inflazioni che abbiamo definite clandestine finiscono lo stes– so con l'essere scontate, cosl come presto o tardi si scontano gli stravizi o le cattive abitudini. Si pagano soprattutto c°Qnl'aumento del costo della vita e con gravi disquilibri economie.i.. E chi paga naturalmente sono sempre le masse lavoratrici. Inoltre bisogna rilevare che il denaro, in tanti secoli di suo dominio, ha iniettato nella psiche umana un fascino particolare che sarà ben difficile sradi– care. Il fatto di essere una ricchezza allo stato potenziale, cioè di avere la costan– te possibilità di acquistare una illimitata varietà di oggetti, o di soddisfare innu– merevoli bisogni non appena si abbia il desiderio o la necessità di spenderlo, lo rende, come potenza nominale, di gran lunga superiore ad ogni altra specie di beni, anche se intrinsecamente molto superiori. Di fatto con un quintale di fari– na non possiamo, lì per lì acquistare un vestito; salvo che il sarto non abbia una particolare necessità di quella merce. La carta moneta, intrinsecamente, ha un valore minimo: questa osservazione è quasi banale. Quello ch'è meno facile a comprendere è che il valore puramente nominale della moneta obbedisce solo parzialmente ai valori potenziali e concreti del lavoro; e che in buona parte ri– specchia invece gli squilibri, le irrazionalità e i continui errori dello Stato (2). (2) Riguardo al fascino che il denaro esercita sulla psiche degli individui in genere, t intere,;– sante rile\•are quella curiosa ambiguità che si rh·cla nei tristi periodi di guerra, circa l'attitudine mentale che l'individuo ha ,·erso il denaro. Nella spirale di simili calamità, istintivamente si viene a comprendere il ,·ero valore delle cose, e quindi la 1cndenw di possedere più oggetti che denaro; ma al 1cmpo stesso lo stato bellico invi1a alla speculazione; e quindi, nonostante che tal\'0l1a sia 205-
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