Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

insospettata adesso, nei primi anni del dopoguerra e di pace precaria. Questa leuera– tura potrebbe generare altri odi, altre psicosi catastrofiche. Un velo cli 3fflizione co– prirebbe la nostra esistenza; una tristezza sotterranea, ostinata, spossante; uno sco– ramento malaticcio, un pessimismo lucido cd irrazionale, che- trascina verso la rinun– cia definitiva o le esasperazioni annichilitrici, verso la degenerazione senile o le per– versioni irrefrenatc, verso questa lugubre schia, 1 itù che si brama senza sapere perchè e per come - o verso la cinica avidità dei poderosi che combatteranno per le ultime voluttuosità terrene. Esageriamo? Può essere. Ma la ,,erità sussurra in fondo alla coscienza. Non pos– siamo fare a meno di gridare e di avvertire: all'erta! Il pericolo sta in agguato in te stesso, uomo, e intorno a te! Sta in ciò che ascolli, in ciò che leggi, in ciò che ti offre la «società• astuta e tirannica, la cui espressione è, più che la violenza organizza– ta, 1a ,,arola orale e stampata. Per quanto ritorniamo al problema iniziale, alla rigenerazione individuale, non dimentichiamo che esistono manifestazioni sociali che possono alterare, impedire o annulkire la liberazione dell'individuo. Persistono influenze che si infiltrano attrav..:rso la pili severa ,,igilanza della co– scienza. La guerra ci ba mostrato quant'è fragile la coscienza dell'uomo quando la incalzano le illusioni, la suggestione della propaganda o gli impeti co!lctti,•i. Per questo insistiamo sulla causa e non sui suoi effetti. Perchè gli scriuori sono, in qualche modo, superiori ai loro !cuori mcdi; pcrchè sono pili capaci di discerni– mento critico e possono pcnctnwe fino alle rndici dei pericoli che presentiamo, è ad essi che indirizziamo la nostra ambascia e la nostra avvertenza. Hanno la grande re– sponsabililà, poichè essi scrivono. E sono tanto pili colpevali, se ciò che scrivono - la loro letteratura - fomenta l:i. guerra e copre o «spiritualizza• le sue disgrazie. La le1te1·atura di guerra dev'essere controllata secondo i crircri più rigorosi della pace e della umanità. D:::v'csscrc frenala, anzichè lasciarla dilagare fino a che un'altra guerra le offrirà abbondami temi e motivi di «ispirazione•- Ricordiamo che alla vigilia della Prima Guerra Mondiale si pubblicavano tultavia, studì, memorie, novelle e versi inediti, in Francia e Germania per esempio, riguardo alla guerra del 1870,cd anche su altre guerre «d'odio secolare•· Gli scrittori devono elevarsi al di sopra delle finzioni « ideologiche• e resistere agli imperativi momentanei dei dirigenti ufficiali. Innanzitutto, devono servire la ve– rilà, come precursori rea!isti cd rmche come visionari idealisti del loro popolo e della umanità intera. Umaniz7.. arc e universalizzare la loro letteratura, in particolar modo ciò che con– cerne i tragici trascorsi della gucna. Devono curar~ e avvalorar~ le loro parole. Che siano degni della loro missione di guide spirituali della moltitudine. E siano le loro parole immacolate come l'o:·o e fruttifere come i semi del grano. Il loro primo dovere è quello di rispc11are il senso di ogni parola. Sappiamo che il senso d'una parola è, in fondo, unico. E che anche nelle loro p<1rolepalpila la vii.:., col bene e il bello che racchiudono. Siano le loro parole il bnl– samo del cuore addolorato, e In chia\"C che apra la porta dei segreti alla ragione che vuole sapere e conoscere. Sia la loro opera una pietra nuova che accresca il tempio delle generazioni. Durevole sia b loro parola, come ogni elemento vitale, poichè lo Spirito è anche Verbo, alimentandosi con esso e esteriorizzandosi per esso. In qttc-– sta "~se dell'evoluzione umana, più che nelle precedenti. predomina la scriuura, il libro, la parola trasmessa e diffusa dalla stampa, la radio o la immagine. Il libro può 189

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