Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

le disgrazie. La guel'ra si radicò profondmente in es:re, nei loro istinti alterati da mil– lenni di servitù, di distruzioni e carneficine. Sono come la 7.0lla feconda e pa7.ientc che fa maturare il grano, ma nella quale abbondano i semi \'Clcrosi. Le moltitudini - contadini e cim,dini, lavoratori manuali e intellettuali, uomini e donne - sono adesso in uno s1a10 d1 incandescenza, per così dire, pronti alle forme che gli daranno i forgiatori. Il vecchio mondo della guerra non è scomparso. Può ordire nuo,•i disastri. Il vecchio mondo è trincerato nelle sue istituzioni Politiche, mi– litari, economiche, religiose e culturali. La sua resistenza basica cd efficiente, la sua for1.a di pcrscvcran7.a si m3nifcstn attraverso la sua • ideologia•. ,•aie a dire, dalle sue parole e scritti. Questa è, nella nostra epoca, più che nelle anteriori, la caratteri– stica di qualsiasi ordine sociale, buono o cattivo, aui,,o o parassitario. Mediante la parola scritta. Poichè essa è costante e generaliuata. Ripet<' inccs• sanlemcntc. Penetra nella mente e nel cuore. Suggestiona e domina le moltitudini inge– nue, credule. Fuorvia l'idealismo innato, rudimentale dell'uomo comune, Troppo soven• !e rimpia7.za il pensiero proprio dell'individuo sperso nella massa. Altera gli impulsi dell'onorate7.7.a scatenando le furie bestiali. Sta frugando senia tregua nelle miniere ines::iuribili dei papali; calma e sommuove le onde della società, instrada le genera. ;doni nella terra fcrm::i o verso gli abissi... Qualunque siano gli estremi delle sue oscillazioni, gli ideali, posith•i o negath·i, sono presentati sotto apparcn7.e attraenti e perfino belle. Tutti i dirigcn1i pretendono offrire unicamente la verità, la giustizia, il benessere, la libertà. Tutti utiliuano le stesse gr.indi espressioni verbali, le stesse varole , 1 it::ili e sacre, gli stessi mez• 7.i logici e psicologici. E più che mai. usano cd abusano della letteratura cl.i guerra - lo abbiamo già dimostrnto - per mantenere la confusione negli spiriti. Unicamencc a coloro che costituiscono la vecchia società - c.ipi di Stato, militari, ccclcsi::istiei, diplomatici. capilalisti, politici demagoghi e gli altri privilegiati incarna• ti nel Potere -, contribuiscono a questa ossessione della guerra i PoCli, i novellisti, i dr.immaturghi, artisti, giornalisti. professori .... Tutti credono - alcuni con le mi– gliori intenzioni - di Parrare obbiettivamente gli avvenimenti, di esprimere i senti• menti. di chiarire, interpretare e difendere la •ideologia,., ossia le aspira7.ioni e gli interessi dei popoli rispettivi però inimicali gli uni contro gli altri. La loro opera, però, non è, in fondo, umana nel senso permanente e universale. L.1. guerra descritta - epi– ca, politica o •esteticamente,. - è tanto inum::ina come la guerra reale. E questo è precisamente dò che temiamo. Denunciamo il pericolo occulto sotto apparenze vigorose. Lo ripetiamo senza orgoglio. Evochiamo •l'ultima,. guerra, cosi vicina a noi, vissuta da tulli, sopportata dalle moltitudini con sacrifici e dolori che pur tullavia non terminarono. Le sue impronte persistono nei nostri giorni: le ro,•inc, i r:mtilali, i lutti, gli orfani, gli impoveriti e gli innumerevoli scJ)Olcri. Ma, !::ivila continua. Deve rinnovarsi in un'::ilmosfera pura, sotto un ciclo rasse– r~nato, sopra la terra fruttuosa. Come pa1remmo ricominciare questa ,•ila, se l'osses• sione della guerra perdura sopratutto mediante la sua lelteratura? Come rinnoveremo le energie esaurite, le spcran7.c disingannate? Dove tro,·cremo lo stimolo per continu:-ire nelle nostre mansioni, la canzone che dtl lena al lavoro, i! sorriso del perdono, l'amore che consola e rinvigorisce? la Ieueratura di guerra quella esistente e quella che germoglierà; chi sa per quanto tempo! - sarà un intralcio al progresso, una •inibiziono• nociva, 188

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