Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963
i loro orrendi sacrifici. L'uomo della pace futura comprenderà unicamente queste pagine; riconoscerà, attraverso di esse, i precursori e guardiani della sua felicità. E, commosso, si soffermerà a contemplar~ con gratitudine i bianchi frammenti in gior– nali e libri. Leggere le scritture non impresse. Sì ! egli saprà ciò che avevano scritto quei predecessori, giacchè porterà in se stesso i suoi sentimenti purificati, i suoi pensieri liberi cd attivi, invocati in anni tanto difficili. Egli vedrà anche intorno a sè, la realizzazione di questi pensieri e sentimenti. Poichè ciò che desideravano i suoi antenati in quelle pagine candide, si compirà in tutti i suoi simili e nelle nuove opere che saranno elevate sui resti di tante vane e assurde distruzioni e carneficine ... L'OSSESSIONE DELLA GUERRA • SCRIITORE E LETTORE • LA "CENSURA,. DELLA PACE Sl, alle volte dobbiamo raccoglierci, evocando l'avvenire. Interroghiamo la noslr:l coscienza, e allontaniamo i fantasmi del male che si annidano negli angoli reconditi del cuore; animiamoci nella bnlsamica aria dei ricordi e delle speranze; ed uniamoci coi nostri simili, con lutti gli esseri del mondo, anelando - se non possiamo sentirla fin da ora - la pace feconda della Terra che gira nelle supreme armonie astrali.. ... Dobbiamo sognare, dobbiamo idealizzare, glorificare la vita, anche per il semplice fatto della nostra esistenza. Ci rnfforleremo allora con nuove energie morali; sostentia– mo la fede in noi stessi e l'amore fraterno per e con gli uomini, espiando gli errori e giustificando, mediante il lavoro solidale e individuale, le aspirazioni verso una so– cietà più giusla e libera. Ritorniamo, nonostante, alla letteratura di guerra. E' sempre presente, aumenta nelle sue mollcplici forme, ci sollecita, si insinua, ci perseguita come una ossessione. L'ossessione della guerra attraverso la sua letteratura! Non è un di più insistere sulla influenza nociva di questa letteratura. Dopo anni che sembravano secoli, cessò la carneficina fra i popoli. I sacriricati sono rimpia1.zati dai neonati; sulle rovine si elevano nuove case, nuo,•e fabbriche. Certamente, il ricordo della guerra in sè, coi suoi fatti e le sofferenze sopportale, va attenuandosi: il suo terrore, come una larva nella sua cris::ilide, si sviluppa in senti– menti purificati e tranquilli; in pensieri che cercano nuove possibilità di migliora– mento e progressione. E, lentamente, l'oblio si spande con la sua indulgenza e con le sue consolazioni, sulle ferite dell'anima e dei corpi maltrattati. Ma la letteratura di guerra ci perseguita. Non ci lascia dimenticare. Anche se contempliamo con tutta la fiducia l'avvenire, avanzando lungo la strada della rico– struzione sociale; anche se opponiamo alla guerra la nostra onoratezza, non lasciando sgusciare in noi le sue sarcastiche smentite e negazioni, siamo, ciò nonostante, per– turbati. Gli uomini moralmente forli si contano ad uno ad uno. Sono coloro che ave– vano vinto prima se stessi, per elevarsi al di .sopra del loro sgradevole e cattivo pas– sato. E, con essi, vi sono i pochi che continuano nel loro retto cammino, senza essersi lasciati fuorviare dalle orde di assassini e dagli orrori del saccheuio. Oh, i milioni di uomini! Le moltitudini, le nazioni della Terra... Anch'esse sono disposte, doPo, le spietate prove della guerra, alla rigenernzione: alla liber.tà, alla giustizia, alla fratellanza. Ma, fra le loro speranze s'insidiano tutte 187
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