Volontà - anno XVI - n.3 - marzo 1963

della propria vita riesca a sottrarsi alla necessità di essere compatito e per– donato. Quando un'industria farmaceutica chiede l'avallo della medicina, al fine di legalizzare la vendita dei propri pro– dotti, da parte del medico possono bcn– sl escrvi degli interessi puramente e– conomici - cioè arrotondare lo sti– pendio con qualche entrata fuori ma– no - ma vi sono pure complicate pres– sioni cli carattere vario. In primo luogo il medico analizza e mette alla prova il nuovo prodotto. Quasi sempre (poichè le vere scoperte nel mondo scientifico non sono tanto frequenti) nel suo intimo comprende bene che il nuovo prodotto suppcrgiù ho. la stessa efficacia di quello creato in precedenza per i medesimi scopi. Il farmaco C fa quello che può come il suo precedente B, e questo ha la mede– sima • virtù guaritiva • - come si e– sprimeva Moliére nel suo Malato Im– maginario - del suo precedente A... E allorn, come comportarsi? J medi– ci sono continuamente seccati dai « ma– lati immaginari •. e da una numerosa schiera (specialmente nella categoria degli o.bbienti) la quale crede che nel farmaci possa trovarsi il rimedio per neutralizzare le conseguenze dei vizi e ciel disordine fisico-morale. Talvolta qualche altro ingenuo, per esempio soggetto ai raffreddori, si la– menta col medico pcrchè il farmaco lalc non ha la dovuta efficacia; e chie– de se alle volte non ne esista uno più efficace. Ed allora ecco che il medico presenta l'ultima SCOJ>crtafarmaceuti– ca atta allo scopo. In questo modo accontenta un po' lutti, almeno per un certo tempo: il cliente sempre in ansia di cadere ammalato, l'industria 136 farmaceutica la quale, dopo tutto, dà lavoro a migliaia di operai, ed infine la sua coscienza di medico, poichè se il prodotto non fa proprio bene del tulio, in fondo non arreca nessun dan– no: se non altro serve ad incoraggiare, cosi come talvolta è necessario dare speranza di guarire ad un ammalato, pur essendo sicuri che ormai ha pochi giomi di vita. Se i medici, verso le industrie far– maceutiche, dovessero usare una fran– chezza di parola simile a quella che Diogene usò verso l'imperatore Ales– sandro, quando lo pregò di scostarsi da un lato perchè gli toglieva il bene– ficio del sole, i tre quarti di tali in– dustrie potrebbero chiudere i battenti; e rimarrebbe la sola produzione col– laudata eia lunghi anni di esperienza. Qualche pizzico di • menzogna con– venzionale•. nel senso che la intende• va Marx Nordau, sembra che sia ne– cessaria. anche in campo medico. D'al– tronde gran parte del pubblico, di fron– te alla produzione farmaceutica, dimo– stra il medesimo atteggiamento che ha verso la produzione cinematografi. ca: esige continuamente delle novità. E i formo.ci (diciamo ancora quasi sem. prc, poichè ogni tanto si presenta qual• che vera ed utilissima scoperta, come ad esempio lo sono i sieri, la peniccl– lina, ccc.) peccano dello stesso pecca– to: il cinematografo, salvo lodevoli ec– cezioni, non fa che rifriggere le solite passionalità, o 1ende a cristalliv.arc vecchi concetti o pseudo idealità messe in pericolo da nuove ventate di pen– siero, di azione e di costume; cos\ una parte notevole della produzione farma– ceutica non fa che ripetere, sistemati– camente, una particolare inutilità. Pos– sono benissimo arrecare nessun danno;

RkJQdWJsaXNoZXIy