Volontà - anno XVI - n.2 - febbraio 1963

lettuali: i vivi tesori dell'anima e della mente sono polverizzati negli urti incendiart, fra rovine e cadaveri. Potremmo limitarci a segnalare questa tragica verilà cd espri– mere la convinzione nel ritorno vittorioso dell'Uomo. Aggiungiamo soltanto alcune lince. Non è una mera affermazione. Questa sarà con– fermata anche da altri, quando sia possibile studiare il fenomeno della guerra in modo sistematico ed obbiettivo: e Il fenomeno della guerra non si può comprendere pienamente, se non A conside– rato come wz fenomeno della \lita collettiva •· Il periodo che segue completa la semplice indicazione, che vogliamo offrire, invece d'una sentenza critica: e Cosl come succede col carattere ed il comportamenlo di w1'indi\lid110posseduto da w1 delirio \liofento, la ,nentalitlJ di un popolo nella guerra cambia dall'initio in tal modo, che non la si riconosce più. Ciò che si può dire, t. che questo popolo di\letlla credulo, supcrstiz.ioso, geloso, però incapace d'alcuno spirito critico, e, mostrando rutti i segni (gli indit.i) collettivi di ciò che sarebbe, nell'indi\liduo, una idea 'fissa: t. it delirio di grandezza unito al delirio di persccuz.one, la pauia complessa e classica del e persecutore perseguito». I paesi ,ieutrali sanno adesso che A tanto impossibile imendersi con mi bellige– rante come con un delirante, se non accellano previame,1te il suo delirio. Dopo di clte tulle le altre idee sono s11ffecienteme,11e logiche• (Carlos Lalo, L'Art el les it1stitutions politiques, N. 7). Grave, dolorosa l! questa diagnosi: pazzia collelliva. Ma la letteratura di (llerra non svanisce come quesl'ultima, e si può indagare con cura: essa conferma la diagnosi. Noi desideriamo insislerc circa la confusione verbale, la svalutazione del linguag– aio, la snaturalizzazione delle grandi espressioni vitali dello spirito umano. In queste parole \/i\le vibrano gli effluvi di certe esistenze superiori, vaste e molteplici nella loro unità. Sono parole le quali chiameremmo magiche, e che esprimono la nostra umanità che aspira ,·erso realtà più elevntc. Ma in tempi di guerra queste parole sono perver– tile da qualche commediante e truffatore degli • ideali nazionali », falsificate da fab– bricanli di letteratura patriottica, profanate fra mostruosilà che non hanno nemmeno un nome nell'idioma universale dell'umano. In questa confusione verbale - che fa attuale la leggenda della Torre di Babele con le sue lingue mescolate - vediamo una causa che intensifica le sventure della guerra. Sopratutto attraverso le parole umane, delle quali usa cd abusa, la lettera– tura di guerra ha potuto imprimere !anta innucnza sulle moltitudini, nonehè su molte menti illustri, trascinandole più profondamente nell'inferno del delirio colletti\'O e delta distruzione, in nome di alcune finzioni e consegne idealizzate. E' questa una convinzione che non si spezza: parola viva dell'Uomo e Al Principio fu il Verbo» è sacra e creatrice. E chi la snaturalizza, utilizzandola senza pru– denza, senza il suo sentito reale e positi\'O, la trasforma in un'arma pericolosa, come la pallouola e il fuoco. Che tutli coloro che non avevano pensato quando falsific:.rono il linguag(ilio umano meditino infine queste parole attribuite ad un imperatore (che poteva quindi. avere meno scrupoli di un accademico moderno) e che si chiama Tiberio (tanti secoli fa, prima della nostro orgogliosa civiltà): • Il Cesare romano ha il potere di fare i,1 questa terra tutto ciò che vuole, però non ha il diritto di cambiare il senso di una parola•··· (continua) E. RELGIS (Trad. di G. Mancuso) 117

RkJQdWJsaXNoZXIy