Volontà - anno XVI - n.2 - febbraio 1963

Pur tendendo cosl la mano ai mutualisti, noi testimoniavamo ai comuni- sti discepoli di Marx o di Lassalle una simpatia affatto fraterna. • A quell'epoca noi (i socialisti del Giura) avevamo una completa fiducia nel Consiglio generale di Londra, la più parte di noi erano in rapporti d'lm1icizia con diversi .suoi membri, Ytmg, Eccarius, Lessner, Cowell Stepney; e avevamo per la scienz.a e il talento di Marx la più alta .stima (1). Il Consiglio generale~ composto quasi interamente da comunisti, ci sembrava il nostro alleato naturale– co,itro le tendenze borghesi della •fabrique• di Ginevra e degli operai di alcune altre città svizzere; e il nome di collettivisti, elle noi ci davamo, allora non ci pareva significasse una dottrina ben differente da quella del Consiglio generale. ltt seno alla commissione del diritto d'eredità (2), a Basilea, Y1mg diceva a James Guillawne, come ad tm correligionario: Mio caro questa volta credo che noi potremo dichiararci francamente comunisti. I delegati delle nostre Sezioni compravano l'opuscolo d'Eccari11s Contro Stuart Mili, persuasi come erano di trovarsi in comunione di princìpi con l'autore». (Mémoire de la Féderation ju– rassienne, p. 81). Posso aggiungere un fatto a sostegno di quanto è detto fin qui. Fu dopo il Congresso di Basilea che io lessi, nel testo tedesco, il primo volume del Capi– tale di Marx (pubblicato nel 1867). Quando ebbi terminata la lettura mi par– ve utile il richiamare l'attenzione del pubblico di lingua francese su una opera di tanta importanza. Incoraggiato da alcuni amici (tra altri da Bakounine), de– cisi di riassumere il contenuto in un articolo che speravo sarebbe accolto da u– na delle grandi riviste di Parigi. Terminato il mio lavoro, contavo di sottomet. terio a Marx stesso, prima di stamparlo, - talmente noi eravano lontani dal nutrire il minimo sentimento d'ostilità verso di lui - per ottenere la sua ap– pro\laz.ione ed essere ben certo di a\leme reso fédelmente il pensiero. Nel frat• tempo scoppiò la guerra franco-tedesca, che mi fece rinunciare a questo progetto. E' pure noto che nel 1862 una traduzione russa del Manifesto comunista di Marx e d'Engels (del 1848) era stata stampata nella tipografia del Kolokol di Herzen a Londra, per servire alla propaganda sociale in Russia; ora chi era l'autore di questa traduzione? Michele Bakounine in persona. E nel 1869, un e– d.itorc di Pietroburgo, volendo pubblicare una traduzione russa dal Capitale di Marx, s'indirizzò allo stesso Bakounine, che si mise all'opera, e l'avrebbe ter– minata, se gli affari di Netcha°ief non fossero venuti ad interromperla. Forse si dirà che noi prendevamo i nostri desideri per delle realtà, e che nessuna intesa era possibile fra uomini tanto distanti gli uni dagli altri, questi avendo per ideale ultimo l'anarchia proudhoniana, e quelli volendo il comuni– smo di Stato? Ebbene, no, il nos1ro istinto non ci ingannava; infatti, mutualisti e comu· nisti non erano punto dei fratelli nemici: erano rivoluzionari tendenti allo stes• (I) Ave\'o pubblicato nel 1867 un resoconto \'eramente entusiasta d'una oonferenu fatta, du– rante il Congresso di Losanna. da Eccarius. nella quale questo \'etcrano del comunismo tedesco :we-.·:iesposto davan1i a un numeroso udilorio (tra cui mi tr'OV3\'0) la '"grande teoria storica di Carlo Mant •· Appendice del Dlogéne della Chaux-dc-Fonds del 18 Oli. 1867). (2) La questione dell'abolizione del dirino d'crcdi1à era una di quelle che a\·e\·ano Cigur.110 :ili 'ordine del giorno del Congresso di B:isilca; m:i i membri del Congresso non 3rrivarono ad una infcsa. pel \'OlO di una risoluzione su ques1a questione. 99

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