Volontà - anno XVI - n.2 - febbraio 1963

Collettivisti, mutualisti, comunisti. Ai Congressi di Bruxelles e di Basilea, il dibattito sulla proprietà si era limitato a un solo punto speciale: il suolo ed i grandi strumenti di lavoro che ne dipendono, miniere, vie di comunicazione, ecc. Non si era parlato che di que– sto, rinviando appositamente la discussione sulle altre parti della questione. Un gran lavoro d'idee s'oper:wa in quel momento, e si poteva credere che ne risul– terebbe poco a poco un programma comune. Le divergenze teoriche non pareva che dovessero restare assolutamente inconciliabili fra uomini che volevano tutti eta emancipazio11e dei lavoratori per opera dei lavoratori stessi•· I belgi, comunisti in quanto concerne la proprietà fondiaria, rimaneva. no nondimeno fedeli alle teorie di Proudhon sullo scambio. Dc Paepe aveva scritto: • Non avvi comraddizione fra il mutualismo (proudho11ia110),applicabile allo scambio dei servizi e dei prodotti basato sul prezzo di costo, vale a dire sulla quantità di lavoro contenuta nei sen•izi e prodotti, e la pr()prietil collettiva, applicabite al suolo, che non è un prodotto del lavoro•· E altrove a proposito della politica: • L'ideale della democrazia non può essere che l'anarchia, ossia l'assenza di ogni govemo, d'ogni potere..: Anarchia, sogno degli amanti della ilbertà inie• grate, gli uomini ti llam10 calunniata, e oltraggiata indegnamente n lungo; nel loro acciecamento, ti"ha11110 confusa col disordine e il caos, mentre invece it governo, il tuo nemico giurato, 11011 è che w1 risultato del disordine sociale, del caos economico, come tu sarai, tu, il risultato dell'ordine, dell'armonia, dello equilibrio, tlella giustizia ... Che il tuo regno arrivi, Anarchia!». In Is,iizzera la nostra tendenza era di ricercare quanto potesse avvicinare gli uni agli altri i socialisti, le cui dottrine sembravano divergenti. In una o: Let– tera,. indirizzata a Mural, di Parigi (Progrés del 1. gennaio 1870), in occasione del rapporto che aveva pubblicato sui deliberati del Congresso di Basilea, mi sforzai di dimostrargli che i mutualisti, benchè respingessero a parole la pro– prietà collettiva, reclamavano la cosa pur rifiutandone il nome. Mural aveva scritto, infatti, che o: le società di resistenza si trasformerebbero ben tosto in società di produttori liberi, proprietarie di meu-J di produzione», e che esse rag• giungerebbero questo risultato « sia riscattando, per mezzo d'annuità, tutti' gli strumenti di lavoro, sia, se questo modo non era accettato, espropriando pura• mente e semplicemente t capllallsll »; io conclusi che mutualisti e collettivisti non erano lontani dall'intendersi. 98 • Come noi - dicevo al Murat - vo! volei.? la proprietà colleniva, poichè volete che gli strmne,iti di lavoro siano la proprietà non più. dei capitalisti, ma di asso– ciazioni di protluttori. Da parte nostra, noi non vogliamo saverne come voi del comunismo autoritario, e i rimproveri che voi fate ai comunisti e ai colletivisti, - da voi confusi fino ad oggi in una stessa disapprovazione - 11ou li meritia'mo certo. Le vostre parole non possono applicarsi che ai sistemi autoritari, e non al– le teorie collettiviste, la cui ultima parola è l'anarchia•.

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