Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963
generazioni il progresso dell'umanità, paralizzando le sue forze cii pensare e di creare o avviandola verso mete che poriano da una illusione all'altra, da una finzione at– traen1e ad un'altra finzione mortale: è il ciclo della distruzione, che costruisce su rovi– ne un " mondo nuovo,. per ritornare a distruggerlo. La spiritualizzazione della guerra! Questa non è una ;nera espressione verbale. Chiunque può convincersi di questa tendenza - ripeto, oltremodo incosciente - se legge umanamente qualcosa degli scritti di guerra. Non importa di quale autore, cele– bre o sconosciuto. Una poesia, nella quale J'omicidio, in contesa individuale o in as– salti massicci, motorizzati - il crimine calcolato, diretto da lontano - è glorificato come una prodezza vittoriosa. «L'eroismo,. del bruto armato, del golem scatenato da demiurghi satanici, è esaltato con le stesse parole con Je quali onoriamo coloro che si sacrificano per nobili disegni: l'idealista, che si affanna verso le vette, per conquista– re una verità che apra nuovi orizzonti o il sapiente che svela il rimedio d'una malat– tia o un segreto della natura, dopo lunghe ricerche. Una produzione di teatro: il dramma dei profondi sentimenti, le lotte della co– scienza che vuol mantenersi al di sopra delle negazioni e illuminare gli smarriti, si sviluppa in quartieri dove stanno complottando gli altri: i dirigenti criminali, deifica– ti dalla falsa «opinione .. , o in saloni dove i vizi personali sono aureolati da virtù col– lettive. I doveri sociali, la solidadetà supernazionale, gli ideali universali sono domi– nati da una casta armata, e gli stessi criteri morali servono per giustificare avveni– menti ripudiabil!i dalla logica e dalle norme sane, incompatibili con le nobili aspira– zioni umane. Una novella; E, molto particolarmente, la vita degli individui, delle famiglie, dei popoli, ci appaiono, nelle sue dense pagine, come una sfilata di jene e scimmie, di leo.. ni e plesiosauri; come un impasto di serpenti e scorpioni; come un arena colma di po. veri imbeciili che acclamano i destri tore8dor ed i tori furibondi nella stessa guisa; come ovili ripieni di pecore stupide che Si lasciano sgozzare dalle fiere rabbiose, usci– te dalla notte delle selve ancestrali. Tutti questi esseri, acc..'tlcati in città o nei campi di carneficina, portano la maschera umana, articolando nel delirio della « C11erra Saii– ta » parole rubate dalle Enciclopedie umaniste. E le Gazzette! Sovrabbondanti di noti– zie adulterate, unilaterali, tendenziose; degli appelli alla « salvezza pubblica», i procla– mi del « potere supremo,., gli arenghi dei capi di Stato, i comunicati della « difesa nazionale ... E sembra che tutte queste esortazioni ci giungano da qualche luogo, da una spelonca dorata o da chi sa che il baldacchino celeste .... Da quel luogo, come g]j antichi sacerdoti che vaticinavano, nascosti nella bocca degli dei, parlano essi - gli «eletti», - in nome della Patria, delle madri, dei figli e dei lavoratori, in nome di al– cune finzioni che si chiamano Libertà, Giustizia, Fraternità, in nome dell'umanità che pretendono rappresentare, essi, i padroni di milioni di anonimi, terrorizzati, mantenu– ti nella ignoranza, estenuati in innobi!i e forzati compiti. La letteratura della guerra, non importa se bene o mal scritta, è la stessa per l'influenza negativa del suo contenuto antinaturale e inumano. E, quanto deve soffrire il lettore che vuole rimanere libero e degno! C'è da cre– dere che Questa sofferenza intima persegue anche alcuni di coloro che hanno scritto tali libri di guerra. Per lo meno, nelle ore in cui riacquistano la loro lucidità o il loro senso cli responsabilità per e con i lettori. E cle\'ono evocare ancor più questo tormento morale - post be/111112 - per in– sinuare ciò che non si può ottenere mediante la mera documentazione, per veridica ed abbondante essa sia. 55
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