Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963
con i loro nrgomenti « renlisti • o « logici•, i quali non sono che olucubrazioni verba– li. La menzogna è maldicenza, retorica, infronzolata di falsi ornamenti. La verità è semplice, silenziosa, ma coslante nella sua realtà. E, penetrando nel mondo della no– stra verità, personale cd individuale, possiamo convincerci che questo «egoismo• - come lo definiscono i catti\ 1 i pastori - è, al contrario, naturale; è solidale con gli inte• ressi \'itali, ucatori della nostra proprin umanità e di tutti i nostri simili, genuina– mente uguale nel suo destino e missione. Se la lelleratura della guerra si limiiasse a registrare direttamente e cronologi• camente gli avvenimenti - tali, per esempio, i «comunicati• più o meno ufficiali -, se fosse soltanto informativa e descrittiva, come i resoconti dei corrispondenti di gior. nali, essa non sarebbe una cos\ evidente realtà distinta dalla guerr:i in sè. La cronaca degli nvvcnivcnti •storici• nei secoli 1cmoti. è una cosa mortn, come una lapide co– perta di polvere e oblio. Leggiamo alcune pagine d'una vecchia cronaca delle..guerre: dati, luoghi, nomi. i quali, soltanto gli speciaHsti, possono localizzare nel tempo e nel– lo spazio, tutti mischiati in un linguaggio anacronistico, quasi elementare. Questo lin– guaggio sembra avere un certo ~apore peculiare, commovendo persino alcuni lcuori di atti e documenti. ma non perchè capiscono un qualcosa del loro senso originafo, ma pcrchè le antiquate parole sono animate dalla loro immaginazione perturbata, gal– ,,ani7..Z."lte d::il!e loro «idee• di pitecantropi evoluzionati. La cronaca delle guerre mon– diali del Secolo XX sarà, per l'umanità. dei prossimi milllcnni, il più assurdo, il più imbroglinto e mostruoso monumento grafico. Come unn miniera ripiena di fossili e di residui eterogenei, essa sarà, per 1ruomo dell'avvenire, uno stupendo motivo di ricer– che e vergogne. E. come i pochi chiaroveggenti d'oggi, egli vedrà nel « passato glorio– so• di tante nazioni, di tanti Stati e regni scomparsi, nulla più che un caos di mistc-– ri barbari e d'orrende wmità. In effetti, non ci lasciamo ingannare dal romanticismo storico. L"l cronaca della ,,ita, pacifica e generatrice, è differente,: è una cosa ,,iva, una fonte di forza e luce, poichè gli clementi e molte forme vi:ali sono permanenti e comuni, gli stessi in ogni luogo e in tutti i tempi, Ma, ciò che è più dolorosa, se pensiamo con la mente dell'uo– mo che verrà mille anni più tardi, è la letteratura e non la cronaca della nostra guerra La letteratura. quella vera, che non appartiene nd un solo popolo, ma alla intera umanità, esprime, riassume, sintcti;,.za la vita e gli ideali umani. In essa si trovn tul• to quanto v'è di pfo prezioso: i sentimenti che lottano fra le innumerevoli tentazioni; i desideri stimolati verso fini sempre rinrio,,,ui; i tormenti che purificano e rinfor.ta• no; i terrori della decadenza, le oasi delle virtù tragiche: tutte le aspirazioni che elc-– vano da una vettn all'altra; i sogni che an1icipano le nuove \'eri1à e realtà: 1uttc le grandi idee che scaturiscono in azioni e creazioni; la filosofia che concen1ra il mondo sotto la fronte del pensatore: l'amore che sublima le sofferenze e la felicità nel cuore del poeta, doll'idealista, del precursore ... Chi può affermare senza tentennare che questa letteratura, profondamente uma– na, si trova anche nel!a letteratura di guerra? Possiamo scorgerla se vogliamo, die– tro le apparenze. Nello stesso modo in cui possiamo indovinare un viso di \'Crginc in uno spec– chio convesso offuscato: una faccia deformata, con occhi da camaleonte, con boc– ca da ippopotamo, con denti da cinghiale:, con il collo storto, con le orecchie da elefante. E il sorriso s1ridulo, il dolce sguardo sparge indicibili paure, e la cu- 53
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