Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963
Malgrado ciò, persistiamo nel separare la guerra degli eserciti dalla letteratura di guerra. Ques10 dissentimento è pienamente giustificato se pensiamo a ciò che rap. presentava una guerra, anche • grande•• mille o due mila anni or sono. Allora non si imponeva questa spietata cd assurda solidarietà negativa, ossia, o– micida e distruttrice, dei popoli, nella loro integrità; di paesi e con1inenti, di tutta l'umanità. Allora l::t guerra non faceva tante stragi, non pcrchè gli mancavano i mezzi scientifici e tecnici degli immensi eserciti dei nostri giomi, ma perchè era limitata a certi territori cd anche a certi strati della popolazione. Non era intensificala dalla pro– paganda far.tata, bene organizzata oggi dalla i:.tampa, dalla radio, dal cinema, e, tanto– meno, dai « rumori • pubblici che, contrariamente alla opinione corrente, non penetra– va fino ai confini del mondo con la forza del panico, dell'incitamento odioso e dc[J'c– saltazionc suicida. Nel passato, la guerra era sostenuta da guerrieri professionali, i quali sopporta– vano personalmente tutti i rischi. Per il rimanente della popol::tzione, la guerra era nella maggior parte dei casi, qualcosa come le lotte delle fiere che si perseguitano in un bosco. In qualche luogo, la fiera umana uccideva il suo «nemico•. però, il contadi. no seguitava a lavorare la terra, l'artigiano non smeucva il suo meticoloso la,,oro, la ,•ita continua,,a con le sue leggi naturali, le sue nonne umaniz.z..."lte, le sue pene ed i suoi compiti quotidiani e, con le sue aspirazioni pilt elevate che, finalmente, trionfava– no di generazione in generazione. L'uomo d'altri secoli ascoltava, forse, la lettura della bibbia o intonava i suoi can. tici e serenate mentre in qualche luogo vicino comba1te, 1 ano orde armate, sotto il co– mando di banditi, chiamati cavalieri. baroni, principi o re. Egli sopportava il destino e vedeva che il mondo non trema\'a quando passa\ 1 a– no, come una tormenta, i « cavalieri dell'Apocalisse•, o quando la • guerra della pa– tria•, come suol dirsi oggi, urlava le sue consegne cd i suoi terrori. Una cosa è \ti guerr.i, col suo inferno, un'altra cosa è la vitu - quella cli sempre - con la sua lolla pacifica. I do\·eri per e con io Stato, ili imperativi nazionali, religiosi, maiali o gli •interessi• falsificati dai politici non opprimevano l'uomo del passato, come avviene coi nostri contemporanei che sopportano il peso schiacciante delle finzioni collettive, delle illusioni ingannatrici, cosiddette leggi e ordinanze. La morale sociale forzata d'oggi giorno, è più immorale e malefica di tutti i mali individuali d'altri lempi. La solidarietà imposta nella guerra a tutta la popolazione. ~otto il pretesto della difesa contro il nemico esterno, è la maschera ipocdta dei diri– genti e • protettori • che sfruttano il loro stesso popolo. L'unica solidarietà accettabile dalla cosciem.. a illuminata è quella delle comunio– ni umane, buone e creatrici. La guerra sta oltr.::: i confini del bene, nella morte anni– chilati-ice. I guerrieri, volontari o forzati, escono dal circolo vitale della umanità. Han– no la loro «solidarietà• nell'odio, nella cupidigia e nella distruzione, trascinando nel loro vortice di fuoco gli innocenti. I capi di Staio, ben protetti, parlano della « giusti– zia•, della « libertà• e della « civilld •; e milioni di ingenui, i greggi schiavi rimbe– cilliti, disumanizzali. muoiono per « la maggior gloria della «Patria• ed anche per la umauità. Non muoiono soltanto coloro che negano i disegni pacifici dell'uomo, coloro che Si appar1ano dalla sana natura, fruttifern e progressiva: la selezione a rovescio della guerra distrugge le opere necessarie e stermina i migliori indh•idui, persi dalla pazzia sanguinosa dei tiranni e loro boia in uniforme mì!itare. I pili di quest'ultimi soprawivono, prestando il loro servizio infausto ai nuovi padroni, nei ,,cechi o nei • nuovi ordini sociali•, sorti sovente sotto la spinla rh•oluzìonaria. Con fermezza idealista, dobl:famo rigettare le tentazioni del potere e la viotem.a, 52
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