Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963
nel suo insieme, senza preoccuparci delle gelosie e rivalità elle la dividono senon per trarne il nostro tornaconto, serna pretrne. re parte per ,ma frazione o per l'altra e soprattutto negando semp·re a lei il dirit– to di sfmllarci, e facet1do l'affermazione delle tiOStre ragio,ri auche contro clii ten– ta con la lusinga di vantaggi immediati parziali, di farci dimenticare ciò elle inte• ramente Ci spella. (Lettere ad un socialista Pag. 9) Per i marxisti la lotta di classe è un dogma, una teoria infallibile. Per noi, quando ci riconosciamo come veri so– cialisti, ci riconosciamo anche come partecipanti attivi ad un conflitto che esiste, che è reale e visibile: il contra– sto tra Capitale e Lavoro. E sappiamo che questo contrasto insanabile nelle società autoritarie, siano esse borghesi o militari, p~ò terminare solo con la distruzione del Capitale. Marx cercò di dimostrare che il com– pito del proletariato era di strappare questi privilegi alla borghesia domina– trice. Ma anche Kropotkin scriveva: Noi sappiamo che per la via pacifica ta– le conquista è impasslbile, percl1è la bpr– ghesia non cederà il suo potere senza lot– tare, non si lascerà spodestare senza op– porre resisten·za. (Scienza mod. e anarchia Pag. 141) Dunque anche noi anarchici ammet– tiamo la lotta di classe, allo stesso mo– do come la ammettono i comunisti. Cambiano le finalità, perchè questi vogliono solo sostituire nel comando u– na classe all'altra e noi vogliamo abo– lire senza sostltulre. Sino ad un certo punto, cioè nella lotta alla classe borghese, le nostre strade sono parallele. E non dico questo, lo capiscano i compagni, per prospettare una alleanza con i e comunisti •, ma solo pcrchè si riconosca che il movimento anarchico non è e non deve essere un movimen– to di aristocratici isolati nella classica torre d'avorio, ma che è un movimento nato dal popolo e rimasto nello spirito popolare e proletario. E' dunque chiaro che noi anarchici non concepiamo la lotta di classe come un toccasana, come l'unico rimedio per tutti i mali della società. Semmai sarebbe più giusto dire che noi crediamo nella e guerra di classe•, nella rivoluzione totale Ma neppure possiamo accettare il principio (sostenuto anche da alcuni anche nostri compagni) secondo il qua– le, per la lenta evoluzione della società, un benedetto giorno gli sfruttatori ca– piranno da soli che non agiscono per il bene comune e liberamente si accorde. ranno con gli sfruttati perchè soprusi e ingiustizie non esistano più. Non possiamo accettare questo prin– cipio (sarebbe tanto bello e giusto!) perchè è un sogno irrealizzabile, un e– vento miracoloso e l'anarchismo è una dottrina che non crede ai miracoli, è u– na dottrina che si basa sulla fiducia nell'uomo e sullo studio delle forme di governo che dirigono le società. Possia. mo noi sperare che gli sporchi profit– tatori del genere umano, che tutti i fi– nanzieri, c-he tutti i militari, che tutti i preti, tutti coloro che vivono sulle spalle dei lavoraori possano un giorno capire e rlnunci~re volontariamente ai loro privilegi? Lo so, questo si può ot,. tenere con l'educazione dell'individuo, ma abbiamo noi speranza di poterli e– ducare al nostro civismo umanitario? 31
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