Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963

Ja difficoltà di determinare un impulso verso questa direzione, e pro– pongo appunto perciò in primo luogo che si discuta il problema della responsabilità. Una volta che un principio è inteso e accettato da un certo nume– ro, degli uomini si presentano, senza chiamata, senza preparazione, senza organizzazione, per agire conformemente ad esso. Un movi– mento può iniziarsi dalla più piccola officina, col fatto di lavoratori che depongono gli arnesi e ricusano di proseguire più oltre nel lavoro mediocre ed antisociale; oppure può essere iniziato per la via orto– dossa delle risoluzioni di congresso ecc. L'idea, dopo tutto, non è che un piccolo gradino verso l'altruismo, se un uomo che aiuta all'avvili– mento dei salari, facendo il crumiro, dai suoi compagni è disprezzato come falso fratello in ragione del suo atto antisociale in questa que– stione, che questo disprezzo si estenda a qualsiasi lavoro antisociale; e se i lavoratori particolari non sanno capire questo principio, che il pubblico lo veda ed agisca conformemente ad esso. Tutto ciò può sembrare duro e senza cuore, ma non vedo che due alternative: o essere puramente sentimentali, chiudere gli occhi alla ra– gione, impietosirsi su ognuno, scusare ogni cosa, e si arriverà a pian– gere sulla sorte del soldato ucciso e ferito o del poliziotto malconciato nel compimento del suo dovere - oppure essere logici, ed allora non potete trovare nessuna scusa a tutto ciò, salvo quella della non prepa– razione dell'opinione pubblica a questo compito; ed il vostro primo atto sarà di sforzarvi a svegliare l'opinione pubblica su questa questio– ne. Ignorando o negando il principio della responsabilità, si segue sem– plicemente la via sbagliata della falsa percezione o della viltà; sia ri– versando sugli altri ciò che schiviamo noi stessi, sia rifiutandosi per puro sentirrientalismo di accettare una verità sgradevole. Dico sgrade– vole, perchè accresce il lavoro da fare prima d'ottenere un reale mi– glioramento - ma, come ho già detto, se il popolo rimane quale esso è, nessun cambiamento avverrà mai. Da ciò che precede risulta chiaro che il mio suggerimento è dupli– ce: svegliare il sentimento della responsabilità, e utilizzarlo negli scio– peri, dirò, collettivi, nell'interesse del pubblico, come l'ho descritto. Se il secondo punto è giudicato impraticabile, il primo non sussiste meno; ed un altro mezzo deve essere escogitato per creare ed utiliz– zare questo sentimento così importante. Io sento fortemente che è in– degno d'un uomo di fare ai suoi simili tutto il danno che il capitalista 24

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