Volontà - anno XVI - n.1 - gennaio 1963
Egiziani non avrebbero potuto ;iccc1tare ed utilizzare la schiavitù (dei negri, degli ebrei) se non avessero posseduto appunto il sentimento di essere supe– riori, di essere nali «padroni»; le caste militari, aristocratiche, etc. accetteran– no la schiavi1à dei loro concittadini, dei loro compatrioti, considerandosi ap– punto superiori ai contadini, ai poveri, agli operai; la società indiana ha potuto esistere suddivisa, rigorosamente gerarchizzata, separata in istituzioni compii• cate accettando appunto una differenza di valori; i militari possono procedere ai loro massacri, alle loro carneficine sulle tribù e sui popoli vicini consideran– doli appunlo «selvaggi,., quindi inferiori, predestinati ad essere schiacciati, sottomessi, sfruttati, uccisi dai più « ci\'ilizzati », cioè dai superiori... Questi esempi costellano tutta la storia umana ... sino ai nostri giorni: il plcd noir più ignorante, più sciocco è au1omaticamenle superiore per «razza,. a non importa quale algerino, africano, vietnamese. Il colonialismo, malgrado tutta la potenza dell'àpparato statale, militare, capitalistico, non potrebbe avere il suo completo «sviluppo» se il sentimento razzista non fosse inculcato nel popolo per formare un'unità, una collaborazione, una partecipazione ed una solidarietà tra i colonialisti di ogni taglia contro il popolo conquistato, colonializzato, sfruttato. Non è trascorso ancora molto tempo da quando la classe borghese ha catalogato tutti i lavoratori, gli operai quali bestie, ubriaconi, ignoranti, fatti per il lavoro e sfruttati come tali. Dopo un secolo di lotta sindacale, se questo sentimento non è completamente scomparso, non si osa più manifestarlo aper– tamente. Lo stesso processo di fronte ai « popoli proletari,. incomincia a farsi stra– da: è occorso l'eroismo algerino per costringere anche i più irriducibili ad ave– re una certa stima, o, almeno, a prendere in considerazione il popolo algerino. Ma la lotta antirazzista è lontana dall'essere tcnnlnata, giacchè i sentimenti razzisti si trovano non soltanto radicati nelle sfere governative, ma sono pre– senti in ogni grado sociale, e finanche tra i po"eri relitti che crepano di fame ... fieri di appartenere ad una razza o ad una nazione superiori. Questa spiegazione psicosociologica dell'origine del potere non è che una ipotesi di Bakunin su questa questione: cioè che i conflitti tra l'istinto di li– bertà e quello del potere, la lotta e l'imposizione violenta dell'istinto del potere sono alla base della società e dello Stato. Ci pare anche che E'Ssanon è for1.atamcnte in contraddizione con l'ipotesi marxista, nel senso che la lotta di classe non è che un trasporto, sul piano economico e politico, di quella lotta per imporre la superiorità, per utilizzare questa superiorità contro ciò che si considera inferiore: gli schiavi, i contadini, gli operai. Essa completa il fattore econom.ico che per Bakunin (come pure per Marx) è la base del potere, Su questo punto non v'è dubbio. Punto di vista biologico Numerosi biologi prendono indirettamente o apertamente posizioni raz– ziste (Gobincau, A. Carrcl). La « raz7.a » possiede in effetti una cerla base scientifica: figura nella classificazione zoologica di Linneo ed è stata in seguito ripresa da Darwin: lotta tra le specie e le razze; selezione naturale come
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