Volontà - anno XV- n.12 - dicembre 1962
Alicante era il porto più distante rispelto ai fronti di guerra. Per tale ragione, e perchè si supponeva che ,,i fossero ancora i piroscafi, o perchè si dava una certa lede alla promessa di Franco, il grosso degli e,•acuabili era stato concentrato in quel J>orto. Si sperava anche nella solidarietà in– ternazionale. Una carovana composta di centinaia di veicoli, preceduta da un distaccamento militare, si incamminò verso quel porto cli salvezza che ai convertì presto in trappola. Pochi cli quei dispernti 1 di quelli che si erano affrettati e di quelli giunti. successivamente, riuscirono nell'intento di lasciare la Spagna. Le poche navi ancorate si trovavano al limite delle acque territoriali, sperando inutilmente nella garanzia delle s<1uadre inglese e francese per evacuare con sicurezza. Si diceva che il governo di Negrin possedesse 150.000 tonnellate di trasporti marittimi contrattati in Francia, da consegnarsi nel prossimo mese di maggio. Ma si ap1>rese che gli arma– tori preferirono, all'ultima ora, consegnare il contratto al generale Franco. Gli affari erano affari. Un imporrante settore della stampa francese non aveva abbandonato il tema secondo cui i rifugiati spagnoli in Francia erano degli assassini secondo il diri.110comune e non ri(ugiati politici. Il governo francese lasciava passare il tempo senza decidere nu11a con il pretesto (sic!) che il Ministro degli Interni non aveva autorizzato gli sbnrchi degli evacuati in Francia. Le navi, come abbiamo detto, si lrovanno di fronte ad Ali– cante sin dal 29 marzo. A Gandia le navi da guerra inglesi e francesi con– .sentirono di prendere a bordo solo i componenti dc.I Co,uiglio di Di/e!a e, per tragica beffa!, imbarcarono anche 169 fascisti italiani per sbarcarJi a Palma di Maiorca. Il 4 aprile le truppe italiane motorizzate, agli ordini del generale Gambara, entrarono nel porto di Alicante. Lo Ceccro di propria iniziativa? Volevano prendersi l'ultima vittoria su quelli che li ave,•ano vinti due anni prima a Guadalajara? Fu il generale Franco ad incaricare gli italiani di questa crudele e vergognosa manovra onde attenuare la propria rcsponsa– hi1i1à di fronte alla sloria? Più di. quattromila antifoscisti Iurono fatti prigionieri nel porto di Alicante. Per la maggior parie di essi la giustizia di Franco significava la morte. Molti preCerirono suicidarsi. Franco aveva dichiaralo cli avere un milione di nomi di criminali comuni nei suoi schedari. Quelli che si suici– darono lo fecero non per timore drlla giusti:ia di Franco ma per sputare la loro vergogna contro il mondo civile e democratico che assisteva fred– damente al maggior crimine politico della storia contemporanea. Quelli rimasti vivi, insieme ai prigionieri delle ahre ciuà, furono am– massati nelle carceri, nelle arene e nei campi di concentramento improv– visati. Lit li aspetta,•a una minuziosa scelta che i {ascisli facevano con l'ausilio di denuncianti. I prigionieri .segnalati erano separali dal gruppo e maJmenati a coJpi di bastone. lo ogni momento i prigionieri erano obhli~ gati a formare delle file separate. Ogni tanto un aguzzino passava in rassegna quei corpi curvi ed affa. mali e colpiva a pugni o con corpi contundenti la vittima prescelta. La 724
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