Volontà - anno XV- n.10 - ottobre 1962
cronache franecsi, non sono in grado 1fi tlird se le truppe <li occupazione abbiano. <lurante il periodo napoleonico, incendialo i boschi per snidare quei briganti-contadini che oggi chiameremmo pi\1 propriamcn\-, partigiani. Certo è che le «comitive» si rifugiarono nelle foreste per sCuggire ai Fran• cesi, come quelle comandate dni Parnfnnle, Francatripa, Benincasa e Scarabba, di cui parla il Durct de Tavel per gli anni 1807 e 1808. E 11eravere dato rifugio ai briganli e attaccato i Francesi, il villaggio cosentino di Parenti ,·enne, nel novembre 1807, di– strutto con i] fuoco. A <1uest'cpoca le foreste non erano per nulla s(ruttate e lo slcsso Ouret de Tavcl scrive: « Questi boschi sarebbero di una grande utilità, ma gli alberi non 80110 11b– battuti che dalla violcuza dei 1emporali •· Gli altri boschi appartennero, 11el passato, alle comunità dei Yillaggi calabresi, quando non vennero usurpati dai signori laici ed ecclesiasliei. Fino al secolo XlX gli abitanti ebbero comunque, quasi sempre, su di es.~i il diritto d'u!IO. Demografia. « E' a detrimento del bosco che l'uomo ha creato i i::uoi campi. Nei pnesi mediter• raneì 1a foresta è stata particolarmente mal, trnuata. Latini e Ambi non hanno rispettato l'albero. Molti lerreni che non potevano avere che u.na vocazione forestale sono stati ioeonsidcr:itamente privati del loro manto hoschh,o e per questo 80110 diventati sterili, fa messa a coltura avendo favorito il ruscel– lamento delle acque e l'erosione,. - scrive ancora il Deffontaiues. La Calabria non poteva s(uggire alla Ye• gola, anzi. L'evoluzione storico-demografica calabrese è infolli carallerizzata dallo spostamento dclii' popolazioni Yerso l'interno. Durante il periodo ellenico il centro ,·italc della regione si tro- 566 va sulle co~te, specialmente per quanto ri– guarda il commercio, e nelle pianure: la ng:ricoltura (intensiva) tocca appena le Ml– linc pii1 vicine ignorando le grandi zo11e dell'interno, coperte di boschi. Queste condizioni continuarono per quasi tutta l'epoca romana, dura11te la ((Uale l'eco– nomia fu incrementata dallo sfmttamento della Sila che forniva, non solo il legname, la trementina e la pece, ma anche i suoi pascoli sfruttati nell'estate a profìuo del bestiame delle pianure. Nel medio evo la popolazione cnlabrege, allontanatisi dalle sue coste i traffici eco– nomici, « comincia ad aggredire la collina e la montagna, nella tragica illusione di tro– van•i possibilità agricole identiche a 11uelJe delle cosle piane». Poi questo eso1!0 Ye.rso l'intcnio si inlcnsificò in seguito alle incur– !ioni barbaresche ed al flagello malarico. Nel XV secolo gli insediamenti delle fa. miglic albanesi si effettuano pure su terreni boschiYi concessi in dota7,ione. Grazie all'intensificazione dcU'agricolturt,, basata in buona parte sulla cohura dell'oli– vo, 1111 discreto equilibrio Ira le risor.sc e la popolazione potette essere mantenuto 6110 agli inizi del 1800. L'incremento demografico successi\·O ha dato origine al problema della « inadeguatezza delle risorse locali, spingen• <lo alla sconsiderata messa a coltura dei ter– reni 111cdiocri e spesso fatiscenti, determi– nando quello squi.librio che, effimeramcntc attenuato dalle pur massiccie emigrazioni dell'inizio del SCC<llo Yentesimo, è s(ociato nelle manifestuioni patologiche odierne, in corrcfozione e interdipell(lenza con l'aggra· varsi della degradazione fisica dei terreni i,, E' sintomatico il fallo che, mentre il 30% della popolazione calabrese (la cui eccedenza demografica si aggira sul 15 per mille) ha una dimorn stabile sulle coste e fino a 250 metri di altitudiue, il 60% dimora fra i 250 cd i 750 metri cd il 10% dai 750 ai 1000. Il 20% della JIOJ)olazione totale (2 milioni) clic abita in case sparse (di relati•
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