Volontà - anno XV- n.10 - ottobre 1962

predilezioni e quindi cieco di fronte all'esperienza. Il progresso dei molli di1>endc dal successo dei rarissimi sa,•i, sfuggiti nl contagio dcll11mcnla– li1ì1elci loro simili. Ed è cosi che la saggezza dei pochi, divcn111utile ai molti, fomentando il progresso; sen– za di essa saremmo sempre prigio– nieri della tradizione». Non abbiamo cerio la 1>re1csadi essere inclusi nella serie dei • raris– simi savi »; ma che il pensiero anar– chico abbia contribuito e contribui– sca :mcora a far evitare le vie tra• verse e pericolose della storia, questo, sia pure in misura modesta, possiumo Icgitlimnmente usserirlo. Possiamo anche essere dei poveri lopi; 0111 quando gli uomini - ad esempio dopo una inutile e tragica esperienza di una grande gucrrn - ritornano ad aumentare ccl a pcrfo– ,-iouare l'elerna sostanza delle armi, indubbiamente si dimoslrano meno intelligenti dei topi ... Poichè la ce• citi, di fronte all'esperienza, piì1 che Qi carallcre pro1>riamen1e tecnico, è <li nalura, per così dire, oricnlativa. E sebbene nel gioco premano sicura• mente fo1tori di carallcre economico e di gigantesco egoismo, paraclossnl– ruenle Inie cecità (che cufomisticn– meulc viene definita « legittima di– fesa elci popoli ») ,·a proprio contro i ,,cri interessi del divenire sociale: anche se i manuali scolastici tentano continuamente cli presentarci una si– mile cecità come genuina filosofia dc11n storia. Cerio che, come abbiamo già ne. ccnnnto, l'uomo vero è quello che è; n111 qucslo non significa lasciarsi pns• sivamente trascinare dagli eventi, e credere ciecamente che il perfe:io– name11to dell'eterno principio d'nu• toritù. finisca per divenire il vero loc• 554 casana di tulli i mali sociali. Credere in una possibile e positin perfezio– ne del principio d'autorità come sal– vezza sociale, s:ircbhc come credere che l'aumento delle carceri rappre– senti un vero progresso per lo svilup– po della civiJtù in genere; o almeno per ]a semplice sicurezza dei citta– dini ( ammesso pure che gli incli,·idui poco raccomandabili siano sempre quelli che vengono posti dietro le sbarre). Il pensiero anarchico ha indubbia– menle una sua « visione del mondo "• e quindi una sua filosofia. L'obiezio– ne che, sia pure inconsciamente, anch'esso lcnda nd unii" purlicolare « volontà di potenza >l, certamente non regge; in <1uan10 è continua la sua lotta contro i mez7.i, mnlerinli e ideologici, che appunto alimentano 1aJe \'Olonlà. Questa, semmai, è in– tra,•visla sotto ben altri aspetti, già accennali in una noia precedente. Taluni critici non anarchici, ma abbastanza imparziali nei loro giu– dizi ( alcuni anche appartenenti al modernismo callolico c.lella genera• zione di Léon Bloy e del Péguy), fondandosi sulla soslanzn del pensie– ro lolstoiano, hanno creduto d'in– lravvedere nella morale anarchica punii di conlallo con la pura morale cristiana; in quanto l'anarchismo tenderebbe anch"esso ad una fratel– lanza universale indipendentemente dal fatto che Dio esista o no. € bene precisare un poco: se per morale cristiana s'intende un reci– proco rispetto e un disinteressato aiuto tra individuo e indi,•iduo 1 in ql1esto possiamo essere d'accordo. Ma la filosofia morule del cristia• ncsimo, com'è traila dai Vangeli, è alquanto indclcrminata; e risente a1>pun10 di q·nella grande e confusa

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