Volontà - anno XV- n.8-9- agosto-settembre 1962
però il desiderio di rivederci e poter parlare oon noi a lungo. Ci ba invitato a cua sua per domani l'altro. 24 giugno. Ho domandato di polcr andare a lavorare in una fabbrica. Mi si è assegnalo un fa. •oro al garage del Comi111em. Lavoro, ma mangio poco. Eppure 80no u11 privilegiato in paragone agli operai dello altre officine. In tempi buoni, ad un operaio 1peeiolista gli si dovrebbero dare una lib– bra di pane nero al giorno, 3 libbre di carne al mese, 2 libbre di fagioli e mc:u::, libbra di zucchero al mese. Mancando 111 carne gli si dovrebbe dare del pesce. La distribuzione dei vh·cri ,·iene cfl'ettual3 nelle officine, in maniera che un operaio ebo manca al liworo non può percepire la aua parte di nutrimento. Ora uscndo scar, aissimo il pane, si dovrebbero avere Ire lib– bre ogni quattro giorni. Io mangio però in una cosi detta cucina comunista, e là, quest'o;:gi, il pane è mancalo. 25 giugno. Sembra un vero e proprio sabotaggio. La burocrazia e il lasciar correre dei capi ci impedisce completamente di lavorare. Nella officina dove lavoro, sopra una quindicina di openi vi 8000 tre capi e tre maganinieri ( ma i magazzini 80nO vuoti), i quali nulla fanno tutto il giorno mentre hanno diritto ad un razionamento speciale, molto più buono ed in quantilà maggior1; in rapporto a quelJo degli altri lavoratori. Si f«e una rivoluzione per scacciare un padrone, e se ne hanno tre, e 8000 non poco ddpotici. Fra gli operai di questa officina Ti è la ferma volontà, per protesta, di non iniziare una regolare produzione sino al gior• no in cui questa sOn'egliani.a e questo paras– sitdmo saranno spariti. 26 giurno. Come d'accordo, quest'oggi con Ghezzi e Bruzzi ci siamo recati da Kilbalcik (Victor Serge), Momenlaneawente egli abita in un piccolo Ho1el, do,·e abitano lutti gli impie– gati del Comintern: e [,e Pelit Pari,». Ci rice,•c mollo bene, e, alla domanda - che non si 11uòfare a meno di avanure a chiun• que si incontri in Russia - sulla situai.ione, impeccabile e fine come sempre: « La si• tuazione nostra, dice con un fine 80rriso sullo labbr:,, è più che mai terribile, e se la questione degli approvvigionamenti, che tanto ci pesa ora, non potrà risolversi in breve tempo, cerio sarà la fine della nostra ri,·er luzione. La fine la prendo non troppo lon• tana e potrebbe avvenire in due modi: il primo, il più augurabile cd il più bello, se così posso esprimermi, sarebbe quello dj un rovesciamento armalo del potere dei Ser– viel3 da parte della borghesia. Dico piì1 bello ed augurabile, benchè sarebbe l'irrimediabile fine di noi comunisti russi, ma dal noslro sangue germinerà sicura la. J>OUibilitàdi una nuova rivincila, e presto il nostro tentativo fallito verrebbe ripreso da all.ri . Il secondo, meno terribile ma più ignobile, è quello che sta per nvenire: la lenta J>enetrazione nelle nostre file della piccola borghesia. Avrete visto l'ultimo decreto (la NEP) che ammetto il libero commercio, e quindi la rinascita della borghesia alla. vecchia ma• niera. L'infiltrazione di elementi e la formazione della mentalità • borghese» non è avvenuta solamente nelle file del nostro partito, ma anche nella polizia, nella Ce-Ka, che col suo potere assoluto, autonomo e al disopra di qualsiasi controllo, potrebbe colpire pian piano ma irrimediabilmente tu.tlo il fior fiore della rivofozione, arrestando, uccidendo e de– portando. La Ce-Ka ha pieni poteri, e forse neuuno, o appena appena Lenin, può uer• citare su di essa una cerla inOucnM. Voi saprete della nuova politica iniziat;i 521
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