Volontà - anno XV- n.8-9- agosto-settembre 1962
linguistica e sociologica, sarà l'argo– menlo di questo mio intervento. Innanzi tutto chiarisco subito che per me è impossibile concepire la lihert:1 umana in atteggiamenti filo– sofici come l'idealismo o il materia– lismo: im1>0ssibile nel primo pcrchè fo dell'uomo un semplice « momen– to i, del divenire dialcllico dello << Spirito Universale»; impossibile nel secondo 1>crchè ha una concezio– ne meccanicistica della realtà e (a dell'uomo un 1>uro prodotto della e– voluzione della « Natura ». Invece nello se_iritualismo può trovarsi una adeguata e sufficiente concezione del– la liberl:1 umana e perchè esso vede nell'uomo una 11 personalità », ossia una sintesi di razionalità o spiritua• lità libera e di aninrnlità o na1uraliti1 dclcrminala, e perchè, pur 1>arteci– fJ<tnrlonlla vita del tutto, lo conside– ra un fine in sè o essere autonomo: l'uomo, Cfuindi, è libero nella sua parie superiore e Sf)irituale; è ne– ccssit.ito nel suo aspello inferiore e animo le. li mio spiri1u111ismo s'inspira al criticismo kanliano, che, pur nei suoi limili e nelle sue inevi1abili im1)er– fczioni delle sue singole parti, resla quanto di pili allo sia staio detto in filosofia nei riguardi della persona umana, quindi fondamenlalmente in aeeordo con l'nnarchismo che fa del– l'uomo il rulcro della sua concezione sociale e ideologica. Credo clic il f)roblema della liber– tà sia uno cli ciuci problemi insolu- 1,ili dal punto di vista gnoseologico, ossia In liher!Ìt non può avere una hasc teoretica ma si fonda su esigen– ze morali. l0Ca11i, chi può onesta– mente dire di conoscere la libertà? La nostra conoscenza ha dei limiti molto ris1re11i, non può andare al di 472 là dell'esperienza sensibile, neila quale non 1>ensoci sia traccia di li. ber1à. E allora la libertà non esiste? Rispondo sempliceemnte che essa si può vivere, si può e si deve po– slularc in ogni nostra allività, come l'amore o il dovere, senza per questo llOter dire di conoscerla. Insomma. la libertà dal punlo di visla conosci– tivo o scientifico è nient'altro che una 1>arola vana, un termine senza senso; non così dal punto di vista pratico o morale in cui la libertà di– venia l'essenza ciel nostro vivere, il fine supremo della nostra esistenza. Con es1>ressionc kantiana possia– mo dire che, essendo la nostra cono– scenza limitala al mondo Cenomenico nel <1uale domina la necessità, la li– hertà, è un (< J)Oslulato » della ragion pratica, un bisogno di fodc morale: perciò essa si configura non come og– getto di scienza, quindi, non può a– vere una sua giustificazione specu• laliva. Agnoslici ris1)etto al problema della libertà sul terreno scientifico. ne siamo assertori convinti sul ter– reno morale, quindi socia1e e poli– lico, economico e religioso. La libcr- 1à si 1mò intendere come « possihili- 1à )) o (I indipendenza))' come « ini– ziativa ,i o « scelta », in una l)ar.:ila come (( autonomia », o,•vero come ca– pacità di liberarsi da ogni imposi– zione esteriore e inferiore e di darsi una legge dn se stesso: in essa si 1mò vedere pertanto un aspctlo 1>assivoo nega1i, 1 O o esteriore e un aspetlo at– tivo o positivo o interiore. La lihertà affonda le sue radici nella 1>crsona umana in tm essere cioè soggetto al determinismo della sua « naturalità ,, e alla libertà della sua « spiritualità >>, E questa conce– zione spiri1ualis1ica dell'uomo, ov– vi11n1ente,non autorizza nessun uomo
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