Volontà - anno XV- n.8-9- agosto-settembre 1962

e shu11a1a sen7,a l'im1>iego di salariali e scn7,a scopo spcculalivo. Occorre fermarsi un islanle su (luesto punto. È più facile Cure avarw:arc l'idea coopcrali\'8 di muluo a1>poggio, d'autogestione, di solidariclà e di giusti7.ia economica Ira quelle calcgorie umane non ancora guadagnate all'ideale auarco-comunista e che non siano evidenlemcnte sfrullatrici, se non si uti• lizza la violenza, ma l'esempio, Pcducazionc, il necessario. La pro1>rieti1 privala che divcnla proprieti1 sociale, nel senso marxisla significa statizzazione, uno stato di cose che perpetua lo s{ru11amen10, evila qualsiasi tirocinio d'autogestione, esclude ogni partcci1>azione effet1iva nella gestione, nella riparti7.ione del prodotlo del lavoro, camuffa una nuova SO· cictì1 di classe e la classe operaia è nuovamente (< s(rullata ». Su questo punto f>rccisamcntc, non sulle concezioni economiche in generale - gli anareo-comunisti sono anche dei collettivisti e dei comu– nisti - i marxisti ci accusano di salvaguardare la 1>iccola propricti'1. In realtà, anche essi tollerano, in forma provvisoria e lemporanea, la piccola proprietà agraria, artigianale ed industriale (l'esperienza delta NEP 17 e delle democrazie popolari ne danno larga e sufficiente prova), ma cl1ia– mano <1uesta attitudine e( tattica», 1( stratagemma)>, t< lolla di classe con differimenlo »: questa mancanza di realismo e di franchezza [a star male, Ferisce, crea un clima di diffidenza e di oslilità cd anche sabotaggi econo– mici d'ogni s1lecie in tutta l'attività economica, in lutti i rapporti tra 1>0• lere e contadini sopraltulto. Mentre noi dichiariamo a1lcrtamcntc che la 1,iccola proprietà individuale o coopcraliva esisterà anche dopo la rivolu– zione anarco-comunista per un te1npo molto breve cd impossibile a deter– minarsi preventivamente. Considerando l'avvenire, non è alla slalizzazione, nè alla na7,ionaliz7,azione che noi ci volgeremo, bensì verso i liheri comuni, le imprese basate sulrautogcslione, foderati alla ba.se. La nostra violenza si cscrcilcrà contro i fatti di sfrultamento e di oppressione, uon fler oppri– mere essa stessa, bensì per scopi educativi. Ciò 1>erchè, prima, duranle cd anche immediatamente dopo la rivoluzione bisogna tentare l'npplica7,ionc ,!ella vecchia massima socialista: e( da ciascuno secondo le sue possihili1i1, a ciascuno secondo i suoi bisogni», applicala non sohanlo agli individui ma anche a~li aggruppamenti umani. La violenza ò necessaria, si ripcle, ccl utile nella distruzione del ,,ecchio mondo. nella difosa e salvaguardia flelle conquisle e delle , 1 illorie, ma non può avere che un mcfliocrc successo nella coslruzione, nella educazione, nella for111n7,ione degli individui. Quanto aUa questione: qulll'è il , wst.ro frlenle, ideale di classe, ideale al di sopra delle classi o ideale strettamente umanitario? », la risposta rmò essere così formulata: (C il nostro ideale è sicuramente cd innanzitutto um;mo, in Oj?llÌ caso anti-clnssist,1, ma in alcun modo al di sopra delle classi». Ciò significa clic gli 11narco-cornnnis1i non si pongono nè al di Fuori, nè al cli sopra clcllc classi, e che ,,artccip11110 perlanto alla lolla delle clnssi; 17 Nòvaia EkonomiceJl.-aia politika. In nuova polit.ica econo111ien voluta ,la Lenin nel 1921. ( .ti. T.). 470

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