Volontà - anno XV- n.8-9- agosto-settembre 1962
J>Olr.Ì liberare se stesso senza liberare nel contempo tutti gli altri, perchè CASO 11rocede verso lo liberazione Ji lutti, \'erso la libertà univeru,le • u. S'è visto che 8akuuin parte dall'« istinto» di rivolta e di libertà e 1>erviene alla società socialista e comtmista-libertaria, alla società anar– chica, che permetterà quell'espandersi della lihcrtit, quell'abolizione nou soltanto dello s(ru11amen10 e dell'ingiustizia, ma anche di ogni polerc, di ogni oppressione, di ogni Stato. Quanto a noi, il suo chiarimento, henchè piazzato nel contesto <lei suo anarchismo, o, meglio, percl,è piazzato nel contesto <lell'anarchismo, non è sufficiente. E, senza avere l'ambizione di scoprire o di compleiarc alcunchè, cercheremo di spiegarci. Dov'è la garanzia che il proletariato sia rcnlmentc la prima classe che non profitterà della sua villoria sulla borghesia 1>cr instaurare un proprio potere, una propria egemonia su tutte le altre classi e che non for:'1 di tutto per perpetuare questa egemonia? Si 1>uòconiare sui sentimenti e sugli istinti di libertà, di giustizia, sull'altruismo dei proletari perchè que– sti non seguano l'esempio dei loro predecessori, nel prendere il loro posto ed il loro ruolo e ucl diventare pertanto una nuova classe di sfruttatori, di governanti e di tiranni? Il prole1aria10 s1esso crede nella propria mis– sione storica e liberatrice, possiede esso un ideale anche altruista, giusto, umanitario e vede le possibilità di menare a buon porto questa missione? È difficile sapere ciò che ne pensa cd in che cosa crede; sino ad oggi è il partito che parla a suo nome, il 1>rolctariato lo segue, mistificato e muto. Ed anche se perviene un giorno a sbarazzarsi dei suoi mistificatori e dei suoi difonsori, se cerca di convincerci della sua sincerità, della sua buona fede, della sua coscienza e della sua [edeltà verso la (elicità dell'umanitil, come dal'gli affidamento e credere che esso non voglia 1>iù~emµliccmcnte pervenire alla propria (e)icità? È focilc identificarsi col proletariato e non !)Orsi mai queste questioni e di avere sempre delle ris1>oste bcll'è pronte. Ma queste risposte chi im– pegneranno? Se noi stessi siamo dei prole1ari, è sufficicnlc ciò per parhu·e in nome di tulli i proletari? E qualcuno dei 1noletari può impegnare 1u1ti gli altri ? Sappiamo, e lo stesso T. Pavlov è d'accordo, che nella storia abbiamo avuto delle classi che lottarono per la libertà, che promisero la libertà per tutti, e che, in seguilo, mostrarono la loro farne di egemonia dietro una maschera ideologica; n<·cade anche che esse vengano prese dal loro ~te~so gioco d'illusione considerandosi come degli eroi umanitari. Uaknnin, nelle sue « Lettere .ml patriotli!m,o ll ()869) scrive: • La horghe!ia lici secolo 1>asMI0creJettc sinceramente che, libcr:mdosi esim dalla 111onarcl1in, ,lnlln tirannia clericale e tlalla S<:hiavi1ì1feudale, avrcl,lic contcmpon111ea• mente lilieralo tullo il popolo. E 11uc~tncre1lcnr.o ingenua, ma sinccr:i, fu la fonte 1~ I/Org1mi::w:.io11e dell'/11/ert111:io1wle. 1872. Voi. IV. p11g, 61S,c,L russa. 463
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy