Volontà - anno XV- n.6 - giugno 1962

di cittù, non è più considerato sacro, ma catalogato tra i comuni rumori, e perciò fastidioso e inopportuno prima o dopo di una certa ora. Oppure alla moda, specie tra i gio– vani sacerdoti, di andare scmr.a cap– pello o di usare più volentieri il basco, il quale non ha quel non so che di repellente o di dogmatico che esala dal funebre tricorno o dall'au– toritario cappello rotondo. Inoltre bisogna rilevare che l'arte, nella sua universalità, è uno dei più possenti fallori che sono in favore della religione. E con questo non intendiamo condannare l' arie in <1uan10 tale, ma rilevare il pro• fondo innusso che esercila sulla psi– che umana, <JUaudosi co11crctt1 come religioue, cioè in templi, scuhure e pitture. La suggcsti,•a grandiosità e !"atmosfera raccolta di un tempio; l'cs1>ressione dolorosa di un Cristo morente sulla croce, la bellezza scul- 1orea di una madonna o quella pit• torica di una serie ~di quadri snc.d; le solenni armonie di un organo nine– stoso e tulio il pathos iode6nibile che esala dalle liturgie pompose e multicolori, premono con una forza seuza nome sul lessulo {luttuonte dei sentimenti e spesso anche sulle basi della guardinga intell.igeoza. E tulio questo come pressione che si 1>ortebbe definire come positiva e suggestiva ad un tempo; poichè quella negativa è da1a dai cimiteri e dal culto dei defunti, io quanto tulio questo ha implicito il proble– ma del « dopo morte », verso il qua– le, per quanta speranza possa in– fondere la religione, per quanta ·ra• zionaliti1 e chiarificazione possa dar– ci la scienza, per quanta serenifù e sicurezza spirituale possa offrirci una particolare filosofia o qualche 346 sentimento personale di intima con– vinzione, sia pure di integrale atei– smo, la morte, come tale, si presenta sempre come un « salto nel buio ». Ed è appunto su cotesto sabo che le religioni puntano la loro ragione d'esistere; poiehè sanno bene che non sono molti gli uomini che si sen– tono pienamente felici anche nella certezza che un giorno si ritornerà ad immergersi nel silenzio indefini– bile della natura ... In fondo nessuno sa definire che cosa sia la ,•ita e che coso sia la morte. Vita e morte non si definiscono. si possono solo com– prendere con la sola forza dei senti– menti, sopratutto nei momenti di vera gioia o di vero dolore ... Senza l'arte le religioni sarebbero siate sicuramente abbandonate sugli ultimi sentieri dello preistoria. L'ar• te, però, sollo un aspetlo più univer– sale e di c,•oluzione, può di,•enire indifferenle o addirillura a, 1 versaria del senso o ciel pathos religioso. Un tempo dominava la tirannica statura dei campanili, oggi incomincia a do– minare la fredda imponenza dei grattacieli. L'o1nbra di questi si {a sempre più gigantesca, sempre più minacciosa: soffoca i templi, giù iD hasso, nelle strade sempre più con• gcslionate, indifferenti ugli intimi raccoglimenti, anonime e freneti• che ... La 1>rcssione occuha delle cose sembra sopravalere su quella chia. rificatrice del pensiero. Ma non insistiamo su di un tono che potrebbe suggerire una inoppor– tuna retorica. L'ateo, non ostante l1impossihilità di dimo31,rnre la non esistenza di Dio, ha sempre un mar– gine sufficiente di logica e di razio– nalità che gli pcrmetle di procedere senu gravi dubbi e senza paure. Pascal, di fronte al mistero deJl,-.

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