Volontà - anno XV- n.5 - maggio 1962

eorsc, 1l 1>rivilegio, scri,,e, 1 a Rcclus, deve essere soppresso così come il monopolio della proprietà. Gli espe– dienti trovati dai politici consenalo– ri, dai liberali ai progressisti, sono dei timidi destreggiamenti che osta– colano la liberazione dell'uomo che deve aspirare a diventare padrone di sè stesso. Egli consiglia ai contadini di unirsi di fronte al pericolo· che li minaccia: « Difendete ciò che ,,i resta e riconquistate ciò che nete perduto. Altrimenti j} ,•ostro avvenire sarà terribile, per– chè noi siamo nell'epoca della scien– za e dei sistemi e i nostri governan– ti, che hanno al loro seniizio un'ar– tnata di chimici e di profossori, vi preparano un'organizzazione sociale nella quale tutto sarà regolato co– me in un'officina, do,·e la macchina dirige tullo, anche gli uomini, e CO• storo saranno delle piccole ruote che si cambieranno come dei ,•cechi !er– ri se oseranno ragionare e volere. Ecco, compagni lavoratori, che a• m11te il tiolco dove avele visto per la prima ,•olla il mistero dello stelo del frumenlo spuntare dalla zolla di ter• ra, ecco il destino che· ,•i prepa• rano ». La libertà, l'i1uli, 1 iduo, la crea– zione sono al centro della sua filo– sofia, e tutti si riducono ad uno so– lo: <1uello dell'uomo, del suo desti• no, della giustificazione delle sue at• tività creatrici. Reclus attribuisce a• gl~ uomini il potere di creare in se– no al caos vitale una zona ordinata ed armoniosa, Considera che ogni es• sere umano, sano di mente è .respon– sabile di lutto ciò che è in suo J>O• tere, che l'uomo essendo artista del mondo è nello stesso tempo Parti• giano dell'uomo: 280 « li male, secondo gli anarchici, non sta in una data forma di gover– no piuttosto che in un'altra: sta nel concetto stesso di go\'erno, sta nel principio d'autorità. La sostituzione dei rapporli liberamente contratti, continuamente rivedibili e risolvibi– li, alla tutela amministrativa e lega– le, alla disciplina imposta, è il no– SI ro ideale •.. ». A questo 1>roposi10,Heelus #Jcrive al pastore Roth che « come sociali– sta libertario 0 1 per essere più pre– cisi, anarchico - comunisla, debbo, secondo me, sotto diversi aspetti, accostarmi ai cristiani del van– gelo. Cosi non debbo chiama– re nessuno « padrone » e non debbo sentirmi chiamare da nes– suno « padrone »; debbo cercare di vivere in condizioni di uguaglian– u con tutti, ebrei o greci, proprie– tari o schiavi, ricchi o mendicanti. senza tener conto di pretese supe– riorità o cl.i sup1>oste interiorità; ri– vendico il diritto della difesa perso– nale e della di(esa eolle11iva 1 ma tut– tavia saprei proibirmi qualsiasi idea di vendetta cosi come la J>raticava– no i primilivi ( e i popoli d'oggi) e nessun odio colti,•erò nel mio cuore perehè esso colpirebbe dei disgra• ziati già colpili dall'atnismo e dal– l'ambiente». Contro la pena di morie cosi Eli– seo scrisse: « Se lo Staio è !eroee <1nando si lratla di vendicarsi di at• tentati al suo potere, è meno vi.o• lento neUe vendette dei crimini pri– vati. Così la pena di morte è inu– tile. l\fa è essa giusta? No, 1100 è giusta. Quando un individuo si ven– dica isolatamente, può considerare il suo av,•ersario come responsabile, ma la società, nel suo insieme, deve sentire il legame di solidarietà che

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