Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

di inimicizie, di beghe, di profonde nv,,crsioni; il Libuno, mezzo cristiano e mezzo mussulmano, ha molto poco in comune con Lutli gli altri sta1i della regione; tra Egit10, Giordania e Iraq i contrasti sono a catena, da qualsiasi parte si cominci; sono bastate <1trnrant'otto ore a (ar scom1,arire la gloriosa saldissima Repubblica Araba Unila di Egitto e Siria; durante la campagna del Sinai nessun altro paese arabo s'è mosso, in aiuto delPEi;it• to; forse perehè non ne hanno avuto il tempo, ma certo 11c1>purchanno ten• tato di farlo. Inoltre, tra Israele e Giordania gi:I esiste, di fatto, un lacilo accordo di buon vicinato e con il Libano mussulmano solo a meti1, non sarebbe troppo d.ifficile arrivare a <tuniche transazione, se si volesse sinceramente tentare qucsta strada. Invece la politicu araba del governo israeliano, dal 1949 a oggi, piuttosto che a un comportamento umano, è staia simile alla condotta di un toro, così cieco di rabbia per essere circondato da un gruppo di rivali, da non accorgersi che fra gli assedi unti c'è anche qualche vacca: cui potrebbe far la corte, proficuamente, invece di continuare a scornarla come uno scemo. Fuori 111e1afoia,vista 111 conlroversia <la lonlano, con obietlività e con pari umaniti1 per ambedue gli antagonisti, resta chiaro - ed è impos– sibile possa accadere d.iversarnente - che l'iniziativa per una sislemnzionc pacifica del problema israeliano può essere 1)resa 1 tentala e rilentata, sol– tanto da una delle due parti, cioè da quella più colta, più preparata, più ricca, più intelligente, più forte, e più colpe\•ole. La quale inoltre ha un mezzo facilissimo a disposizione, uno strumenti.) (in senso buono) iute• ramente nelle proprie mani :trattare la minorauza araba restata in Israele in modo tale, sia sul 1>iano dell'economia e dei servizi che su <Jltello della giustizia, da farne, contro la loro stessa volontà, i migliori propagaudi:sti dei vantaggi che a tutti gli arabi potrebbero venire da una normale con– vivenza con gli ebrei. Iovcce tli ciò gli arabi israeliani sono tenuti a un costante Jivello di disoccupazione artifìciale ( ar1ificiale, perchè col ritmo d'espansioue del paese, ci vorrebbe poco a congloban,eli, in luogo di cac• ciani dentro quasi soltanto nuovi immigrali) e come una risena di mano• dopero. a basso costo, utilissima al padronato ebraico; mentre tutta la poli– tica governativa è impostata su un tenlat.ivo di flirt con gli arabi cristiani, minoranza nella minoranza, in nome d'una mitica fraternità giudeo-cri• stiana, buona a cullare i sogni di <1ualche studioso, e a giustificare piccole porcherie <1uotidiaue; ma privn cli alcun valore costruttivo, per un paese di due milioni di ebrei che dovranno \'ivere, se vogliono continuare a vivere, in mezzo a una comunitit di <1uaran1a milioni di mussulmani. Da un lato rifiuto govcrna1ivo di affrontare con serietà e realismo, pacificamente e a lungo termine, il problema della convivenza con gli arabi. mussulmani, a cominciare dal piauo economico, cioè dalle indennità do"vutc per l'incameramento dei beni dei profughi; dall'altro un compor• lamento con la Germania, tale da far inorridire per il miscuglio di. con– lrasti, disscnna1ezzc, ( e anche immoralità) che lo caratterizza. 1'fiscono– scimcnto assoluto ciel governo di Berlino, riconoscimento a metà, di quello 249

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