Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

densità d'affollamento di qua uro persone per ciascuna; neBa zona di Gaza, i profughi si sono rifiutati di lavorare a pagamento, per costruirsi le nuove abit~zioni, sicchè l'UNRWA ha dovuto chiamare operai di fuori, e soppor• tare un costo molto mi_tggiore del previsto, con molto minore vantaggio per gli interessati. 11 bilancio annuo dell'UNRWA è sui 41 milioni di dol– lari, e comprende, oltre al mantenimento direuo, qualche servizio sociale cd educativo; i fondi vengono per il 93% da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada. Nel Libano 20.000 profughi, <(unsi tullì cristiani, hanno preso la cit– tadinanza locale, anche se a titolo pro,•visorio, come dichiarano quando sono personalmente interrogati al proposito; e la massa degli altri risente delle condizioni di relativo benessere e libertà che fanno di questo paese la Svizzera del Vicino Oriente. Qui il profugo perde il diritto alla assi– stenza deWUNR\VA <1uando si dimostra ( o quando un compagno fa la s1>ia) che egli guadagna l'equivalente di 15.000 lire italiane al mese; il che non è troppo facile, poichè un facchino di mercato è contento se arriva a prendere 400 lire al giorno e a lavorare, mediamente, due giorni su tre. ln Giordania il profugo - teoricamente un cittadino come g1i altri - in pratica è fortemente discriminato e malvisto, soprattutto poichè fa concorrenza alla manodopera locale: godendo del sussidio UNR,VA, può offrirsi a salari più bassi degli indigeni, per di più senza pericolo di per– dere l'aiuto dell'Agenzia; in quanto in Giordania la miseria è tale che 1a retribuzione minima legale ( quasi mai cffctti,•amente percepita, da nes• suno) è inferiore alla somma che lo priverebbe del diritto al sussidio. 11 risultato - in Giordania come nella zona di Gaza - è uno spaventoso accavallarsi di miseria e di ingiustizie, di frodi piccole e grosse, di Iran• sazioni illegali d'ogni colore: prima (ra lutte il furto o l'accaparramento delle razioni, e il loro smercio per infiniti rigagnoli, a prezzi imbattibili per i commercianti indigeni. Un argomento favorito dalla propagaudn ufficiale israelita, che spesso è ripreso anche da privati interlocutori. quando il discorso cade sul pro• blema dei profughi, è quello di mettere sullo stesso piano gli 800.000 arabi fuggiti da Israele nel corso delle ostilità e i 400.000 ebrei che hanno In– sciato i paesi mussulmani per immigrare in Israele, essendo ambedue i gruppi s1nti privati di tutti i loro beni; sicchè al massimo si potrebbe arrivare a una sist~mazione per differenza. In realtà la tesi è valida sol– tanto in minima parte, in <1nau10In massa degli israeliti che hanno abban– donalo i paesi arabi lo ha fatto di propria scelta, attratti dal miraggio del nuovo stato e dalla sua propaganda. Sono par1i1i senza potersi portar via nulla, d'accordo; ma se Cossero restali avrcbl;,ero conscrnto l'intero loro patrimonio e i preccdcuti modi di vita; qualche caso di maltrattamenli s'è verificato, ma in complesso sono state vere e proprie Delikatessen, per nulla comparabili al trattameMIO subito dagli ebrei nell'Europa centr0• orientale. Tant'è vero che c'è voluta l'ignominiosa campagna del Sinai a far sloggiare i 12.000 israeliti che ancora risiedevano in Egitto; altri– menti avrebbero potuto continuare a vi\'erci lran<1uilla1nente, sin che vole,•ano. 247

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