Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

tra morti e feriti - se persino da parie ebraica fu scritto che « la reazione (u talvolta del tullo sproporzionata alla provocazione » - era proprio ne– cessario aggiungere con la cam1>agna del Sinai la dislruzione di una intera tlivisione egiziana (se è vero), come hanno affermato con orgoglio i comu– nicali mililari israeliani? Qucst'è roba da tedeschi o da giapponesi, non tla genie normale! ». Ciò che ho riscoulrato iu questo giovane, come in molli giovani ebrei conosciuti in Israele, è stata unn cslrema difficohi1 a me11crsi, anche J)ar– zialmeotc e momentaneamente, dalla parte degli arabi e di ragionare un ,,oco dal punto di vista di <1uelli; mentre nelle persone anziane, anche se Mapai 1 anche in quelle 1rop1>0sicure d'aver ragione per non aver sicu– ramente 1orto 1 il tono del discorso è sempre slato un po' sfumato, meno tagliente, e sopratutlo piìi umano, materialo da una eonvivcnu, anche pacifica per lunghi periodi e per direlli rapporti di lnoro, con gli avver– sari ufficiali o gli op1>ressi di oggi. Ma ciQ che è buffo, e pietoso insieme, è la propensione ad allribuire agli arabi deficienze e difficoltit che invece sono derinte unicamente dalla volonti1 ebraica o da "iccnde della storia, cui gli ambi sono asso• lutamente estranei; e la 1>rc1csache questi apprezzino rinunce e debbano !)render sul serio <rucstioni di etnografia o di a11itudiui di massa, forse oggclto della psicotecnica, certamente non del.la politica; questioni di cui gli arabi non si sono mai interessati, nemmeno per proprio conto. Seb– bene tale malvezzo non raggiunga, negli ebrei - sia l'Israele sia della diaspora - coi quali ho a\'Uto contalli, l'aspetto di defornu1,;ione mentale ( o di malafede) deducibile da taluni scritli di notissime J>ersonalità israe• liane, esso è tuttavia presente in molti, come sottofondo ai loro ragiona– menti o come dato implicito, parallelo e scontato. ru simili casi il procedimento tolstoiano di ridurre i fatti alla loro versione piìi semplice e inconfotabile, mediante l'impiego di parole essen– ziali, è estremamente utile. Nel medioevo la Chiesa cristiana, unica e cat– tolica, costringe gli ebrei, dannosissimi infedeli, a \'Ìvere in <1uartieri separati dagli altri citladini 1 ritenuti normali e puliti; ncH'evo moderno l'istituto si estende, e molti cristianissimi go\'erni dcll'Euro1>a orientale trovano assai comodo scatenare la rabbia dei popoli, da loro oppressi, bastonali e slruttari, contro un nemico inventalo, ma a portata di mano, e incapace di reagire; finchè durante J'ultima guerra un popolo univer– salmente ritenuto cristiano, e che abi1a al centro dcll'Euro1>a, ne ammazza tranq·uillamente, coi metodi piì1 spicci, o ingegnosi e raffinati offerti. dalla lecnica seriale del momento, qualcosn come sei milioni: senza quasi nes• suna reazione da parte degli altri cristiani d'Europa. Negli uhimi ollant'anni mohi ebrei, avendo cominciato a capire che non basla lamentarsi ma che bisogna reagire sul serio alle angherie e ai. massacri cristiani, si concenlrano in un paese asiatico, abitato da altra genie, pacifica da secoli, e alla fine riescono a piantarci sopra uno stato lutto loro, occupando il territorio non più col denaro e con il sacrificio dei coloni, ma con la forza delle armi e contro il clirillo. Gli indigeni 239

RkJQdWJsaXNoZXIy