Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

oppure rientrare nella diaspora; o infine 6emplicemente convivere, come è il caso di parecchie coppie, anche nei kibbutz. Anà sentito la storia, ormai vecchia di qualche anno, di quel bambino, figlio cli un ebreo e di una polacca ( che l'aveva salvato dai tedeschi), morto poco dopo che i suoi genitori erano arrivati in Israele, e rimasto insepolto per tre giorni: il rabbino rifiutava il funerale in quanto per la Legge è ebreo soltanto chi discende da madre ebrea, nata o convertita; i ministri cattolici, protestanti e greco-ortodossi non intervenivano, nessuna autorità riconosciuta voleva emettere il nulla osta per la sepoltura, nessuna comuniti1 religiosa acco• glierlo nel pro1>rio cimitero; finchè un gruppo di kibbutziani non si decise a inumarlo in un luogo neutro, nei pressi d'un cimitero ebraico. Più recente, invece e ancora più grave, è un altro caso di delinquenza religiosa: un bambino fatto rapire dal nonno ortodosso per evitare che fosse inviato alla scuola pubblica, troppo laica e indecente a suo giudizio; anche se ufficialmente essa ha per scopo una 'società basata sulla libertù, uguaglianza e to11eranza, sull'aiuto reciproco e .,ull'amore per l'umanità'. Pnre che il bimbo sia ora nascosto in Inghilterra, ma le autorità israeliane si rifiutano di collaborare efficacemente con i genitori, sia nell'opera cli ricerca che nella punizione del nonno e dei suoi complici. Il Gran Uabbino - che è eletto da un parlamento a maggioranza laica e che giura fedeltà allo Stato, noti, ma non alle sue leggi - si è offerto di fare da mediatore nella faccenda, a queste straordiuarie condizioni: H piccolo sia restituito ai genitori; questi lo mandino a una scuola strellamente ortodossa; i rapi– tori non abbiano alcuna noia. E' mai possibile continuare in una situazione del genere, che ci copre cli ridicolo e di vergogna dentro e fuori i confini d'Isrpelc? ». E' ormai <1uasimezzanotte quando finiscono cli raccontare e solo adesso Yoram penso n come sistemarmi per dormire: « Cacciamo un giro e ve– diamo se c'è qualche camera libera; altrimenti starà con noi ». Difatti troviamo presto onn slnnza con un Jctto, lasciala da 1m giovane che ha ottenuto una borsa di studio negli Sta1i Uniti. Qualcuno mi dia lenzuolu e una co1>er1a 1 e Yoram mi avverte che se voglio arrivare gratis sino a Tel Aviv, posso prendere, nlle cinque e mezzo, l'autocarro del kibbutz che porta la frutta al mercato cittadino. Comunque verrà a solutanni ancora. La mattina lascio Yoram e questo luogo molto a malincuore, per la brevità della fermata, per l'impossibilità di capirlo meglio; ma è chiaro - a me come a chiunque abbia un minimo scuso dei valori - che questo è un punto di civiltà veramente nuo"a, qualcosa di reale mollo diverso dnl passato, <1ualcosa di pieno di futuro anche se oggi in crisi. Gli abitanti della cittit kibbulziana sono meno di ottantamila e la loro esperienza è Jiinitata nello spazio; ma nel tempo hanno gii1 messo le fondamenta ed essi agiscono sulla stessa linea di progresso - raro caso in cui questa parola ha un significato umano - dei cento milioni di colcosiani e dei cinquecento milioni di abitanti delle comunì contadine cinesi. La diffe– renza delle situazioni e dei problemi dipende naturalmente dalla estrema diversità numerica: in Israele, essendo in pochi, sono già arrivati al benes- 230

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