Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962
tli lavorare ( meno i pochi che sono di turno alla mensa o in qualche mansione speciale), quindi possono dedicarsi a ]oro interamente, senza pensare ad altro, con calma. Il figlio maggiore di Yoram viene a casa da solo e si mette subito a giocare coi giocattoli del nonno; la madre va a prendere quello più piccolo e lo depone su una coperta, davanti all'io• gresso; purtroppo questa volta la mia presenza toglie ai figli una parte dei genitori, che guardano più a me che a loro. « Poche nolli prima che nascesse il maggiore, gettarono una bomba in una stanza di fianco alla nostra, ierendo due donne, e non fu possibile prendere i colpevoli: i partigiani arabi parti,,ano dalla zona di Gaza, attraversavano tutto il nostro territorio e scomparivano in Giordania, in poche ore; anche a montar di guardia, in cinque o sei, non era possibile evitare la sorpresa. Era un mestiere, il loro ed erau pagati un tanto o{;ni ebreo ammazzato, senza discriminazione; noi invece, nelle azioni oltre confine, cercavamo di dislruggere i caposa1di degli avversari, evitando nel Jimite del possibile di far del male a donne o bambini. Quando a mia moglie co1ninciarono le doglie, era già bujo: la caricai sul camion e con un amico, fucili spianati, partimmo per Rel10,•ot a più di cento all'ora; avevo una paura matta che ci. imbattessimo in qualche gruppo di fedayin~ invece vi arri,,ammo senza alcun incidenlc. Dopo la campagna di Suez, la situazione è moho cambiata; praticamente tutte le basi dei partigiani sono state distrutte, gli arabi ci rispcllano, hanno paura di noi e sanno che non scherziamo; le incursioni sono cessate quasi del tulio e possiamo dor• mire tranquilli. Vede i giocattoli che hanno in mano i miei figli? Vengono dall'Ame• rica, i miei si ostinano a mandarceli in dono, ma a noi coslano più caro che se li comprassimo, a causa della dogana. I giocattoli è roba di poco conio e li lasciamo ai bambini; ma quando arriva una bella camicia per mc o una gonna per mia moglie, il suo valore viene detratto daJl'importo che ci compete annua1meute, per l'abbigliamento personale. All'inizio del kibbutz anche i vestiti erano in comune, adesso invece ognuno ha i propri, marcati con un numero: così alla lavanderia, al rammendo e alla sliratura non si possono far preferenze a favore di <Jualcuno di noi. Per l'arreda– mento è come per l'ahbigliamen10: c'è una cifra stabilila ·ogni anno, uguale per tutti, e una persona designata agli ac<1uisti 1 secondo le indicazioni degli inleressati: così si evita l'uniformità e ognuno può assecondare i propri gusli. Tra mc e mia moglie abbiamo avuto, quest'anno, centoquaranta lire israeliane ( 35.000 italiane) per le nostre piccole spese personali: diver• ti menti, libri, viaggi, ecc.: non è molto ma lo facciamo bastare. « Non creda affatto a chi. racconta che i bambini di un kibbutz quasi non conoscono i genitori, non fanno differenza fra loro e gli ahri; quando c'è qualcosa di storto, un'ingiustizia da cui si sentono colpiti, è dalla mamma o dal padre che corrono a protestare, a di{endcrsi, a chiedere aiuto. Ciò che manca da, 1, 1 ero, invece, nei ooslri bambini, è i1 senso me• schino della famiglia come unità economica, come isola di falsa superiorità, come perpetuità e segregazione. La famgilia grossa, senza i diletti di qucJla 226
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