Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

indefinibile mentalità, che considera la pa:ie11:c1,. come il pri11ci1>aleruolo della vita, la sola forza capace di vincere anche l'ostilit:1 di un intero mondo. Forza ammirevole e triste ad un 1em1>0,la quale, una volta 50· spinta da un mito di su1>remazia razziale e puntando su di una im– pressionante potenza demografica, potrebbe tramutarsi in un flagello senza nome. Inoltre bisogna rilevare che la tecnica, con la sua continua doman– da cli mano d'opera specializzala, tende ad includere nella propria classe una parte notevole cli indivi– dui che prima potevano chiamarsi solo proletari; polenclo <1uindi con– tare anche su notevoli forze popo– lari; in <1unnto, col tempo, è pro– babile che il lavoratore finisca col sim1rntizzare pili con la serietà co– struttiva del tecnico, piuttosto che con 1a subdola incompetenza del politico. Possiamo ora chiederci se tale at– trito tra politica e tecnita possa pre– sentarsi, almeno indirettamente, vantaggioso per l'azione anarchica. Lo scrivcnlù lo ritiene piuttosto vanrnggioF:O.Comunque una partico– lare condizione si può rilenere sicu– ra, riguardo alla possibilità di una societ:1 anarchica: cioè che questa si presentef:1 un 1>0' differente dal come fu idealizzata da un primitivo anarchismo; senza per questo rima– nere priva dell'humus dal quale so– no fermentati i fondamenti i.ndecli– nabili della liberlà e del progresso. Sarebbe certo un banale errore propagandare che l'anarchismo con– F:isterebbe nella realizzazione di una sorta di paradiso terrestre; come credono molli che sono fuori dalla cerchia delle nos1re id<"c. D'altro canto se l'anarchismo dovesse rea– lizzarsi solo in grazia del ,wmero, cioè della consistenza numerica de• gli individui anarchici, la sua azio– ne potrebbe ritenersi una continua e sia pure generosa iuutiliti1 (e <1ucsto, da 1rnr1e nostra, 11011 signi– fica t·Crlo abbandonarsi àl df•Stino dei puri eventi). Ma fol'lunalamente, mollo piì1 che sulla qmmtità, l'azione libertaria punta sulla logica della vi1a. Contro di sè indubbiamente ha una vasta e profonda indifferenza umana. 'l'ut• tavi:i la nostra solitudine e la nostra logica penetra lo stesso nelle vicis– situdini e nel destino clell'iuler:i umani1i1; così come )'(( eppur si muove» galileano - al <1uale nes– suno credeva - trascinava intorno al sole un mondo che assolutamente intendeva cli essere il centro dell'u– niverso ... L'n,rnrchismo IHmta sulle stesse assurdit:, del mondo sociale, cosl come la scienza in un ce-rto senso è stimolala dagli stessi pregiudizi. L'ostacolo numero uno, e il 1>illim– menso, che impedisce l'avvio verso una società pili libera e alqu:mto meno tormentata - vale a dire so– stanzialme111e libertaria - è indub– biamente il mondo delle armi. En– tro un totale e definitivo disarmo, l'umanità - sia pure inconsapevol– mente - sarebbe per metil anarchi– ca. Che importa se l'uomo, nel cam– po dinamico del lavoro, diverrà un (WlOuw pede110 quando tma "olta Cuori d:dl'officinn, potria sorridere libcramcute alla vita: abbracciare i 11ropri .figli cou l'assoluta certezza che non cliverranno pii:1 preda di nessuna piovra militaresca e che i 1>rodo1ti del suo la,,oro serviranno 217,

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