Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962
trobattere l'azione degli scioperi, com'era proprio degli industriali padro,ai del passato, oggi sarebbero decisamente pili dannose che utili alla classe c111>italista.Non solo, ma - almeno nei sellori della gronde industria - praticamente iu11>ossi. bili, per un complesso di fattori i quali hanno ormai esteso una pos– seute rete di gangli, diremo così, di indecli1rnbile inlerdipendenza, non solo trn indwHria e industri11 cli una datn nazione, ma pure - nelle sue grandi lince - CJllro il raggio eco– uomico • sociale dell'intero pianeta. D 1 altra parte il capitalismo non vede pili nello sciopero l'arma nu– mero uno delle masse lavoratrici. Gli economisti borghesi 1>il1perspi– caci sanno bene che gli stessi fattori che hanno finito con lo svalutare le serrate, hanno contribuito - con uu certo senso di paradosso - a rendere poco efficace anche la stessa arma oppostu, cioè lo scio1>ero. Que– sto, attualmente e come ~ig11ificaro, in un cerio scuso sen•c piì:1 al capi– talista che al proletario 1 ; e di fatto serve al cnpitalismo come prova della liberti, democratica ch'esso elargisce; essendo lo sciopero seve– ramente proibito sotto i regimi co– munisti. A ques10 1um10 il mili1ante conm– nista obietterà che nei paesi marxi– sti lo sciopero è inutile, in <1uanto ogni lavoratore ha la sua giusta, mer– cede e in pili partecipa nl benessere comune. Però anche una schematica analisi e il significato di un fattore 1 La !le.un Chie!a, alme110 entro certi Ji. mili, lo ha dichiarato « !OCinlmente giu!tifi– cato •· Ciò che, soltanto tre o quallro de– ttnni fa, non cm 11em111e110 pen!-1.bilc per le geran:hie ectle5ia.stiche. importantissimo - iutendinmo par– lare del salario - dimostrerit la strelta parentela che unisce i due pili possenti capitalismi del mondo: quello so"ietico e quello occidentale. .\elle scien:r.c economil·hc cd in rtlnzioue allo slrnordinario ~~iluppo della tecnica e dei sistemi 1>rodutti. "i della nos1rn epoca, il salc,rio, d11I punto di vis111della grande im1>resa, è considerato unn pari.e del costo unitario cli produzione. Si 1ra11a, in bre,,e, di considerare il salario come « costo corrente:» e non come « red– dito», com'è considerato da 1>arte del la\'oratore. Sembra una differenza puramente formale, ma in realtl1 implica non solo una differenza sostanziale, ma 1>ure differemm di concetto, di si– gnificato e 1>crsino di stati partico– larmente psicologici. Con 1>arole piìt scm1>lici, l'inq>rcsa industriale aL– trn"erso il snlnrio non tratta il lavo– ratore come uomo, o Iorse meglio come personalitcì vivente, ma sem– plicemente come una parte del costo di produzione, cioè pareggiato al co– sto di una qualsiasi materia prinrn. Però è nccc8surio chiarire sùbito un fallo: qut>sto uon significa incolpare l'impresa di cinismo o di indifferc.n. zn puramente uma.na , poichè è lo stessa struttura economico - dina1ni– cn del lavoro in sè che impone una simile condizione 1 ; e d'nhra parte 1 S1)Cro di non euere frainlHO. Natural• menlc qui non si lratln delle colpe reali e puramente 110Cioli cl1e efTettinmcntc 1mò ll\'eN: 1111'imprC!11 - COlllC!nrcl,l)t', tul esem• pio, un'in~ufliciente soronzia igienica o tli 11ro1ezionc materiale aul Ja,·oro in gc11ere. Non intendiamo nemmeno di affermare che l'11omo • persona .111ri dcfi11i1i,·:1111cn1e !O!ti• 1ui10 dalr11omo • mocchina; ma !Olo di far 213
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