Volontà - anno XV- n.4 - aprile 1962

l'aumento dei salari: <1ucsto deve esser ben compreso dn tutti i conrn– nisti ». Teoria perfettnmentc eguale a queJla sostenuta d'al mondo capita– lista. Però, per incidenza, è neces– sario rilevare sl1bito Ulla condizione che si presenta assai interessante anche per la critica libertaria, e alla <1uale dovrebbe sottostare anche una evenltialc socie1à anarchica; cioè che acl una simile tcot-ia sala– riale dovrebbero sottostare anche <1uelle cormmit:t che in un prossimo o lontano avvenire avessero In capa– cità di esautorare la potenza dello Stato, vale a dire di rendersi prati– camente anarchiche; in quanto si traila di una legge non esclusiva– mente inv<'ntala dal potere statale, bensì imposta dalla stessa dinamica del lavoro come fattore umano tec– nico e naturale ad un tempo. Lo scrivente è convinto che una simile condizione si presentcr:, an– t.:he in una socie1i', sostanzialmente anarchica, ma fa rilevare la seguente e capitale differenza. È naturale che il salario non può rappresento.re un compenso a.ssoluto, cioè che com. pensi integralmente la fatica ciel sin– golo individuo - come sarebbe la condizione puramente meccanica di un dato motore, il quale per pro– durre un dato lavoro esige integral– mente una data quantità di comhu• stibile - in quanto in mrn societù umana è assolutamente neccssarjo anche un benessere collettivo e che naturalmente deve essere ricavato da c1uote detratte ai singoli lavora. tori. Si, nuche 1>cruna società anar– chica la produ1tivit:I del lavoro do• vrit sempre superare l'numento dei salari, ma con questa notevolissima differenza: mentre in no capitalismo borghese o di Stato, <1ual'è il com\l• nismo attuale, una cospicua parte del plus - valore va divorata da co. lossali c dannose inutilità, questo certo non avverrebbe nelle comunità anarchiche. Sì, lo sappia1no, ,,i è di mezzo la ragione suprema della difesa, ccl an– che di una certa scelta, poichè scm• bra esservi una sorta di forca cau• dina anche per gli anarchici; in quanto, di bnona o di malavoglia, dovranno optare per il sellore dove effe1tivamen1c esistono più briciole di libertit. Ma se lu natnra, l'intelli. genza e il lavoro umano possiedono ancora prodigiosi potenziali di svi– luppo, cosa mai e necessario difen– dere se uon e soltanto i veri valori della vittt, del pensiero e delle cose in <1uanto tali, e perciò farla finita una volta per sempre con tutto quello che'in definitiva, con il pre– testo di difondere la civihà, in realtà conduce alla distruzione d<'i veri ed universali valori? Dicevamo che l'affermarsi delle socic1i1 per azioni (u una svolta al– quanto [a,,orcvole per il capitalismo. In un certo senso rttpprescutò il sorgere di un concreto comunismo, sia pure sui generis e ristrcllo a par. 1ieolari gruppi. Comunque come tm fenomeno clissolvente e costruttivo ad un tempo. Finì con l'abbattere, almeno nelle grandi imprese, il ma– gnate come proprietario assoluto, e in gran parte portò i beni industriali [uori dal rigido binario delle cose che $i possono ereditare. Le grandi imprese, pur essendo dirette da gruppi dominanti, hanno tn11avia acquistalo un as1>c1to pili socini<', pili aperto o comunque meno feu• dale di un tempo. 211

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