Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962

scun individuo vive111e nclln socic– tì1. Come lo Stato Cu un male stori– camenle nel p11ssato, così necessa– ria sarà, prima o poi, la sua com– pleta es1i1.1zione .. Lo Stato spariri, e sari1 sostituito da nna \'Ìta sociale, nella quale gli uomini non saranno mantem11.i in società da una potenza suprema, ma dalla forza dell'accordo concluso ira loro. Senza l'emancipazione ma– teriale non po1r:1 aversi emancipa– zione intellettuale e morale; l'uo– mo si libererà dal giogo della pro– pria natura soltanto attraverso l'e– ducazione e l'istruzione, <'he sono delle cose cminenlcmcnte cd esclu– sivamente sociali (« poichè, al di {uori della socie1:,, l'uomo snrebbe restato eternamente una beslia sel– vaggia od un santo: il che i-ignifi– ca quasi la stessa cosa )>). L'uomo isolato non può avere coscienza del– la" propria lbertì1. Essere libero, per l'uomo, significa essere ricouosciu– to, considerato e trattato come tale da un altro uomo, da tutti gli uo– mini che lo circondano. Si diventa veramente liberi attraverso la liber– tà degli altri, per modo che più 1m– mcrosi sono gli uomini liberi che mi circondano e pili profonda c lar– ga è la loro liberti:1, ianto piì1 estesa, pili profonda e piì1 larga dh•enta la mia libertà. Una libera società non può essere 111an1enuLada 1111aau– toritl,, ma <la un contralto. La proprictti. individuale è conse– guenza e base naturale dell'istitu– zione dello Stato. S/rut.tamcnto e Gouemo: il primo dì, i mezzi per governare e costituisce la b,1se ne– cessaria, come pure lo scopo, di o– gni governo, il quale, a sua volta, garantisce e legalizza il po1ere cli sfruttare. In dcfi11i1iva, sfruttare e governare significano la stessa cosa, completandosi l'uno con l'altro. I tratti caratteristici della pro– prietà privata corris1,ondono perfet– tamente alla inforiorità della fase evolutiva alla quale essa si riallac– cia. Ai rappreseu1an1i del privile– gio spellano la ricchezza, il lusso, il bcuesscrc, la liberti:1 ,,otitica e– sclusiva insi<-mc alla facolt:'1 di sfrut– tare il lavoro di milioni di operai e di governarli secondo i propri iu– terrssi; ai ra1>presentanti ciel la\'O– ro manuale, :1 <1uesti in11ume1·evoli milioni cli proletari, resta la mise– ria senza sbocco, l'ignoranza, la barbarie ed anch" - diciamolo - una certa bestialità in <1uanto ser– vono da piedistallo alla lihcr1;, cd :.dl:.1corruzione di qn"I f)iccolo nu– mero di pri,•ilegiati. Lo. srrutlamento e l'oppressione non sono inerenti alla esistenza del– la societil umana e, ,,crtanto, la i'l– limitata proprict:"1 dovrà scomparire. La societil dell'avvenire sar,'.t collet– tivista cd il prodotto iutcgrnle del lavoro sa,•;, garantito ad ogni ope– raio. La giustizia sarà la base del m10- vo mondo: senza cli essa non si po– trà nere nè libertà, nè prosperità, nè pace. La giustizia, non quella giuridica o teologica o metafisica, ma <1uella semplicemente umana, e– sige che, in avvenire, il godimento sia uguale alla 1>roduzione di ci:.1- sci.u10. Il mezzo per organi1:zare una socie1ìi, nella quale sia impossibile lo sfruttamento del lavoro altrui, è quello di lasciare che la terra, gli strumenti di la\'oro ccl ogni altro cn1>itale siano utilizzati soltanto dai lavorntori. « lo non sono comunista, ma col- 171

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