Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962
ospitalità JHOf>rio della povera gente, caffè a ripetizione e sigarette. Lui e sua moglie sono di confessione greco-ortodossa, ma i sei figli, due dei quali ormai lavorano, sono stati battezzati alla moda cattolica, per evitare grane con le suore dell'ospizio che gli danno un'occupazione. Il salario è molto magro, centoventi lire israeliane al mese (30.000 lire italiane), -tli cui trentai-ei (9.000 italiaue) varmo per il terzogenito, che studia u Nazàreth nel collegio dei francescani: << Eh, brulla vita, qua, sul monte delle Beatitudini! ». 21 L'ultima settimann in Israele la passo girando contiuuamcntc, cer– cando di ,•celere pii1 che posso del moltissimo che mi resta: un giorno e mezzo a Gerusalemme; in un giorno, dalle sci di mattina alle nove di sera: Gerusalemme-Tcl Aviv in autobus, Telaviv-Eilaù1 in aereo ( per godersi il deserto dall'alto), Eilath-Bershcba in autobus ( per gu– starlo da vicino); un giorno e mezzo in un kibbutz presso Bereheba; J'ultimo giorno ad Haifa. A Gerusalemme ci vado da Haifa, in treno, 1111 venerdì pomeriggio: j) paesaggio degli uhimi chilometri è come d'alta montagna, con gole streue e brulle, adatte alle sorprese; e va aprendosi i.11 1111 ondulato pianoro, a seicento metri sul mare, man mano che s'av\ 1 icina alla ciuà. Un quarto d'ora dopo l'arrivo del treno, l'ultimo della giornata, In stazion•: è giI1 <lesertn, benchè siano solo le <1uattro e mezza; dal pia:r.zalc antistante partono gli ultimi due iassì; i 1rnssan1isouo rarissimi, e la silen:r.iosn cappa del sabbato sta scende.ndo rapidissimamente sulh1 cittll per mc uuova; sicchè mi sento pili solo che se fossi nel Ncgev. Non c'è telefono pubblico, 1>er cui elevo eutrare in un ufficio della ferrovia a chiedere di usare, pagando, il loro a1>parecchio; uno dei due amici di amici, di cui ho l'indirizzo, mi risponde che è occupatissimo pcrchè sta Jler partire per l'America: « Se può ,,enire subito da me, prima delle cinque, bell(•; dopo ho altri impegni»; ma come cercare una via in questa città ignota, in venti minuti, senza scn 1 izi pubblici, senza gente, senz11taxi, con la pancia pieirn cli rabbia contro la follia sabbatica? Telefono al secondo indirizzo e una voce di giovane clonna, io un inglese scarso e afT11ticato,mi fa capire di siar lì ad aspcltarla, che verranno a prendermi. Ucne, non <''è che attendere la fortuna di poter riconosc·ere il salvatore, quando comparirà, penso; senza ricordarmi che non è difficile vedere nna persona in uu deserto. Dilaui durante il quarto d'ora che resto a passeggiare sul mar– ciapiede della s1azione, mi vengono incon1ro soltanto cinque persone: una coppia, che scarto immediatamente, dato l'abbigliamento; una donna anziana, che fermo ma con cui non trovo alcuna lingua d'intesa; uu uomo, che si olfi-e cl'accompagnarmi per un !ratto; e wrn ragazza, che è la mia salvatrice. E un'11.ccoglicnza migliore, m1 ambiente pili interessante, diffi~ cilmente potevano capitanni. Il padre è capo servizio alla biblioteca dell'università, abita a Geru– salemme da ormai trent'anni, vi ha combattuto nel '48-49, è <'apitano 157
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