Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962
(pili di selle), compiute da Cristo in questi luoghi. Camminalo sulle ac<1ue,. calmato la tempesta, (il lago di Tiberiade è agitatissimo ogni pomeriggio, dalle tre alle sette, poi si quieta da solo), moltiplicato pani e pesci, risu. scitato figlia di un tale. Guariti: paralitico, lebbroso, tipo posse,luto da spirito impuro (si noti la serietìl della malattia), uomo con mann secca, servitore del centurione (per accontentare quest'ultimo), suocera di Pie1ro (per (are dispe110 al fondatore della chiesa), donna con flusso di san– gue, ecc. ecc. Commossi a tale lettura, passeggiamo un poco fr;i le sacre rovine, ci laviamo a uu rubinetto che benignamente spo1·ge dalle mura del corl\'ento, diamo una lira israeliana (250 italiane) al frate che ci sbarra l'uscila, chiedendoci (con quel tono in (alseuo, quella voce tepida e melata propria dei religiosi), se abbiamo visto tutto, ben bene; e finalmente siamo fuori, liberi dall'ingombro dei (rati e delle 1>ietre rotte; e via verso il monte delle Beatitudini, che dista pochi minuti di macchina. Questo dolce, modesto promontorio sul lago - ci aveva preavvertito il pastore di Tiberiade - non è l'altura sulla quale Gesi, tenne il suo pili bel discorso, perchè 1111 vangelo ci dice che dopo il comizio egli 1irese una bnrca per tornare a Cafornao: che bisogno c'era di farlo, se il monte fosse stato qllesto, tanto vicino alla cittì1? Dunque doveva essere un altro, sulla riva opposta del lago. Bene, ma noi ci saliamo ugualmcuh~, lungo una bella strada asfaltata e arriviamo davanti all'ospizio delle francescane italiane, che ne domina la so1nmità 1 mentre una rumorosa comitiva di pellegrini emiliani sia congedandosi eia un gruppo cli suore e di. frati. :Un'anziana signora, salutando padre V•irgilio, ha qualche rimostranza da (are « Sì, sì, molto bello, padre, stupendo; 1ua stanotte con le cimici nel letto, non ho potuto chiuder occhio )). In realtà il luogo è bello, turisticamente ben scelto, mela frequentis• sima di gite e scampagnate che si prolungano anche la notte: d'estate,. dormir allo scopeno in questo immobile, in(llterato tepore di ciclo e terra è una dolcezza tale, che davvero fo venir voglia cli voler bene n tutti. Solo che il fascismo è arrivato fin qua, a detuq)8rC il panorama, costruendo una chiesa propria fra il convento e l'inizio del declivio, che scende al lago: un edificio ottagonale, con 1>ortici Httt'inlomo, brullo quasi <"omc il monumento ai caduti di Milano. Dentro, una colomba d'ol'O è appesa sopra l'altare maggiore; e sul pavimento dinnanzi all'ingresso si legge, gloriosamente, il nome dell'inq>rcsa: « Italica gcns, 1937 XV >). Una suora seduta a la,,ornre n maglia sotto il portico, cli quando in c1nando s'interrompe e fa un giro d'ispezione 1>crsoqncndere qualch<· coppia clw rubando un po' di. beatitudine spicciola all'incanicsimo della natura, si bacia delicatamente, contemplando il lago: « tutta invidia 1>er<'hènon ha potuto farlo lei », commenta la mia guida. Il giardiuiere dell'ospizio, un arabo che conosce In mia compagna di viaggio da quand'era bambina, ci invita a prendere il caffè; sta in una casetta rettangolare, di un solo vasto, chiaro locale, che comintia con una turca, cui segue un letto matrimoniale, un divano, un tavolo e finisce con l'acquaio e il fomello elettrico; e ci offre, con !'irruente sen,;o della 156
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