Volontà - anno XV- n.3 - marzo 1962
gradevole confenna che gli ebrei, come razza, non esistono e non sono mai esistiti. « Qui la vita sta nascendo - dice la ragazza che mi accom– pagna, con un tono di malinconia e di rabbia insieme, come di fronte a un fotto inevitabile - mentre Ht sotto da noi, si muore senza che ce ne accorgiamo. Nello shikun ci sono giì1, forse, quindicimila abitanti; e il piano è di alloggiare 30-40 mila nuovi immigrati in pochi anni; ciò significa che presto la vera Nazàreth sarì, <Juesta e i turisti verranno a vedere il quartiel'e arabo come un pezzo di rarità ». 18 La seconda sera a Nnzill'cth la passo con un pezzo grosso comunista, che ho incontrato sull'autobus il giorno del mio arrivo e che m'ha invitato a casa sua; senza qualificarsi, naturalmente. È un distinto signore arabo sui quarant'anni, nito, gio,•ialc, che ha sposato una bella donna ebrea, di tipo interamente nordico: l'unico caso da mc incontrato di matri– monio misto fra i due gruppi etnici e l'unico concreto esempio di vera collaborazione, dopo tante parole da mc ascoltate dn parte di nderenti a diversi partiti politici. Probabilmente il P. C. è il solo partito in cui gli arabi e gli ebrei vadano d'accordo, per amore o per forza, il solo dO\'e gli ebrei agiscano su una base di effettiva parità con gli arab~, senza quell'atteggiamento di superiorità che mi è sembrato sentire, li~vissimo come un nocciolino che non si sciolga mai, nel fondo anche dei migliori di loro. Si tenga presente, a proposito di matrimonio, che in Israele ci si può s1>osnresolt.anto con uno dei riti religiosi ufficialmente riconosciuti P. che i coniugi di di,•ersa religione, uniti solo civilmente all'estero, sono consi– derati in posizione irregolare e talora perseguitati: com'è il recente caso di una giovaue cop1>ia, un arabo di Giaffa, con un'ebrea di Tel-Aviv: arrcs1a1i perchè conviventi, il figlio a1)pena nato requisito dallo stato e posto in un brefotrofio (dal quale ha potuto esser tolto soltanto dietro versamento cli una cauzione pari a 400 mila lire italiane, d'a parte di un'anima buona e ricca), e il padre condannalo a tre mesi di carcere. Episodi spaventosi, nel confronto dei quali i fatti italiani, come le invet– tive del vescovo fiorentino, son rose e fiori; episodi che in un attimo possono f.ar perdere tutta la simpatia J>CL' Israele accumulatasi in un mese di soggiorno; che dimostrano, so1>rntutto, la straordinaria complicatczza della vi1a israeliana: ancestrale commistione di sacro e profano - già insita nel giudaismo, ma che lo Stato talora porta all'estremo - e impos– sibili1i1 di d11re un giudizio ('Omplessivo, clofiuitivo, su un fenomeno come Israele, materiato di elementi positivissimi e di aspe11i altrettanto 11egativi. Certo prr uu italiano il paragone tra Mapai e democrazia cr.istiana e fra le due religioni clominanti e intolleranti, è immediato e spontaneo; conlortnto da queste parole di un grande scrittore israelita: « 1 011 c'è democrazia che non sia nata proclamand'o i diritti dell'uomo, non c'è Teligione che non sia sorta 1>er proclamarne i doveri; ma dnc sono le 149
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