Volontà - anno XV- n.2 - febbraio 1962
lo: 'I!,. tacile dire agli arabi: meltetevi lultt 1ns1eme, fate un solo partito, <1uando ,,i è noto come siauo divisi gli arabi, sul piano economico e sociale, come siano forti, al loro interno, le differenze di classe. Sarebbe come, in Italia, rimproverare ai meridionali di non saper difondere i loro interessi contro il nord, che li sfrutta ma che contemporauean1ente li aiuta a vivere, dando loro <lei lavoro mal retribuito, sellza tener conto delle strutture in cui vivono e dell'istruzione che non hanno: come potreb– bero comportarsi diversamente, esser più uniti, difendersi meglio e offen– dere, sin che perdurano tali condizioni di. arretratezza fondamentale?». Sheilrh ( l'unico arabo mussulmano del campo, figlio di un ministro del culto maomettano): « Il partito per il <1nalegli arabi votano, in Israele, non ha nessun riforimento cou le loro idee politiche; i beduini che lavo– rano per il moshav di Alonei Abba, gliel'ho chiesto appositamente, votano liberale; eppure sono degli straccioni. Pcrchè? Perchè i loro pad'roni, quelli che gli danno da mangiare, vogliono così, e a loro conviene asse– condarli. Se il moshav fosse del Mapam, volerebbero Mapam, tftnto non gliene importa nulla ». Afartha (araba cristiana, di famiglia ricca, insegnante): « Ciò che occorre innanzitutto è cambiare il sistema d'educazione dei bambini, sia arabi che ebrei; sme1tere d'allevarli nell'odio o nell'incomprensione della altra parte, raccontargli un po' piit di verità; e questo vale non solo pet· i piccoli, ma anche per i grandi. lo mi diverto, girando in macchina, a fermarmi quando una donna ebrea mi chiede un passaggio, a premlerla con me, ad attaccar discorso; e se questa comincia a raccontar qualcosa di storto sugli arabi, a dirle chi sono. Bisogna vederne la faccia, a questo punto, per divert.irsi, le mezze scuse che non vogliono uscire, e lo stuporf' con cui di solito domandano: 'Siete un'araba e sapete guid'are? ' Una volta sull'autobus mi è capitata vicino una donna con in brnccio un barn. bino che frignava e lei, per cahnarlo, a dirgli: ' Sta buono, se no chiamo l'arabo che ti porta via! '. Allora Io prendo in braccio, lo tengo vicino al finestrino, gli canto una nenia; ma prima di scendere non manco di avvertirla che sono un'araba anch'io e la prego di non contare più frottole a suo figlio, per il suo bene, per non imbrogliarlo». Un ambo (del campo): « L'altro giorno siamo andati in tre a fare il bagno nella piscina davanti alla cl1iesa, qui in AlonCl Abba, e mentre ci mettevamo in costume, un gruppetto di bambiui d'el moshav si sono avvi– cinati e ci hatmo chiesto, molto increduli: ' Ma voi siete degli arabi e siete capaci di nuotare? ' Questo vuol dire che anche qui c'è nell'educa~ zione qualcosa che uon va, per lo meno da parte di alcune famiglie; perchè fanno così? ». Da·uid (del moshav): « Giusto, ma a parte gli scherzi, sapete davvero nuotare? )>. Shmuel (del moshav): « Ci sono molti diletti nel modo con cui in Isralele vengono ed·ucati i giovani, ne convengo; ma che dire dell'odio incessantemente inculcato nei profughi e nei loro figli, da parte dei governi degli stati arabi che li hanno accolti, mentre non fanno !'ssolutamente nulla 105
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