Volontà - anno XV- n.2 - febbraio 1962

c1uartierc ebraico di Naz.ireth, che ha preso le terre pili belle intorno alla vecchia città, confiscate a prezzi bassissimi, a volte a tlU decimo del loro valore. Nazareth araba invece - nella quale si sono ri.[ugiali nel corso delle operazioni militari del 1948-49, quattromila persone, 1uttora viventi iu coabitazione, e che oggi è arrivata a 26.000 abitanti - cresce lenta• mente e malamente. Il governo si ricorda di noi sohanto in periodo elcttornle, comè adesso, perchè anche i nostri voti gli fanno comodo. Dicono che siamo una quinta colonna degli altri stati arabi all'interno <l'Israele, quindi ci tengono sotto amministrazione militare. Però vogliono che votiamo; e alcuni di noi sono persino accolti nell'esercito israeliano, come volontari. La massa dei gio– vani, no, non viene neppur chiamala alle armi, sulla base di provvedi– menti burocratici, pur restandogli l'obbligo legale di !are il servizio mili– tare, quali cittadini israeliani; e il bello è che quando chiediamo il passa– porto, le autorità ebraiche esigono anche da noi il certificato dell'esercito ... Alla fine anche il passaporto si riesce generalmente ad avere, ma non si sa mai in quanto tempo: due mesi o due anni, secondo i casi o il gusto del singolo funzionario ebreo ... oppure mai; però la ragione per cui viene rifiutato nou te la dicono. L'ingiustizia peggiore nei nostri confronti è l'esistenza d·egli assenti– presen1i, cioè di quegli arabi che durante la guerra sono scappati dalle loro case peL· rifogiarsi in altre localitù arabe, successivamente restate allo interno dei confini d'Israele. Anche a costoro sono state confiscate tutte le proprietà, case e terreni, come a quelli che sono riniasti al cli fuori d'Israele (nessuno sapeva allora, al momento della Cuga, cosa sarebbe accaduto; se sarebbe nato uno stato ebraico, o una coniederazione arabo– cbraica; come e dove): oggi vivono magari a Naz5.reth c se fanno cinque t:hilomctri possono vedere il loro campo, la loro casa, tl'anquillamente occupata da un ebreo. Come possono esser tranquilli, costoro, accettare tale situazione, esser trattati come gente che va punita perchè ha preferito il nemico, mentre sono qui ad atteudere tma giustizia che nessuno si sogna di dargli? li governo ha sempre respinto le loro richieste di indem1izzo, mentre ciò costituirebbe il primo passo, ioclispensabile, verso una norma– lizzazione dei rapporti arabo-ebraici ». 10 Zvi (un ebreo sulla quarantina, ì\fAPAM: partito nniJìcato dei lavoratori, unico antagonista alla politica governativa del MAPAI, partito laborista di destra): La storia dei permessi non è cosi semplice come sembra, perchè anche eia essa traspare la cl'oppiezza della politica governativn. Secondo la legge, uon solo gli arabi residenti nelle zone sotto ammii1istrnzione militare sono obbligali ad essere muniti di autorizzazione rilasciata dall'esercito, quando lasciano la loro residenza; ma la stessa autorizzazione è necessaria, in teoria, anche n un ebreo o a uno straniero. quando si rechi in una di tali zone. La differenza sta nel Ia1to che agli arabi il permesso viene talvolta richiesto, agli altri mai; ma se si istruisce una formale prolesta, le autori1à possono rispondere con affermazioni di obiettività e d'imparzialità: la legge è uguale per tutti; llCr enlrare ed' 103

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