Volontà - anno XV- n.2 - febbraio 1962
renlti1, le ragioni dell'assenza del frate sono e,•identi. E <1uanto l'assenza dovc,•a pesargli è pii1 che mai comprensibile, se si pensn che, dnlla fonda– zione, mni il rettore aveva rinunciato alla fes1a della sua uuiwrsilà e al discorso inaugurale. Era presente, invece, con le autoriti1 mili1ari alleate e civili italiane, l'arcivescovo di Milano, quello stesso cardinale Schustcr che pili vohe aveva udito nella stessa aula della Cat1olica i discorsi fascisti di fra' Agoslino. L'8 dicembre 1945, invece, Schusler ascoltava, con arci,•e– scovile impassibili1à, la rievocazione del contributo dato dnll'Univcrsità del Sacro Cuore alla « lolla 1>cr la liberazione». JI JHOfessor Franecschini disse fra l'altro che la Ca11olicn organizzò lo scampo in Svizzera del prof. Concelto Marchesi, rettore dell'Unil'ersità di Padou, che « ... si decise al passo - nel [ebbraio I94•~- solo dopo le mie insistenti 1>reghierc, <1uando ormai si sapeva che agenti erano stati mandati dovtrnque per la sua ricerca e 1>eril suo arresto dalla polizia fasci– sta e tedesca ». Dopo aver ricordato ahre « benemerenze antifasciste )) della Ca11olicu, il prof. Frnnc:cschini passò alla difesa di padre Gemelli. « i;: vero - disse - che C8li ebbe parole di consenso per 111110 ciò in che nel passalo regime si po1cvu conscnlire e che in esso si pote,•a lodare}). Dunque, perfino 0110 mesi dopo la fine del tremendo conflitto, quando i fascisti se ne stavano ancora ben nascosti cd i cattolici non avevano ancorn cominciato a manifestare i primi sentimcu1i nostalgici, il profo:,5or Fran– ccschini, cioè il pro-rettore della Ca11olica, riconobbe i m<'riti del regime. Si poteva lodare, per esempio, l'aggressione all'E1iopia, l'assassinio della libcnù, il traviamento della giovcnlì1: non erano forse state lod111c,queste e ben altre cose, da frate Agostino? « Noi stessi, disse ancorn il prof. Franceschini, le udimmo [<1uclle 1>arolc] risonare in quest'aula durante le tornate accademiche, e noi stessi plaudimmo. Ma è ingius10 dimenticare che questo avveniva in un'epoca in cui il regime non cm soltanto un partito, ma anche un governo, reso legittimo dal regio consenso e verso il quale ogni cit1aclino avc,•11 prc-cisi doveri; 1111governo cou il quale tenevano cordiali rnpporli tutti gli Stnti del mondo, compresi quelli che oggi ci Canno grave colpa di a,,ere ad esso obbedito ... ». Questa difesa di ufficio è \'eramente infelice. Innanzitutto. l'nntologia gcmclliana da noi offerta ai lettori dimostra che l'adesione di Gemelli non era afTa110una coercizione. Ma anche se fosse stata una coerci1.ione. il discor– so dove ci porlercbbe? Un uomo che parteci1>a ad un delitto comune perchè coslrctto con la minaccia da una banda di delinquenti può legittimamente chiedere l'assoluzione? E anche se ottenesse l'assoluzione degli uomini, po– trebbe ottenere <1uelladi Dio? Ma 1an1'è: il prnfessor Franceschiui, bisogna riconoscerlo, non aveva altro da dire a di(esa di fra' Agostino. Aggiunse solo che « quando, dopo 1'8 settembre 1943, quel regime rinac<1uc e diede origine ad un governo illeg11le e illegittimo ... da allora l'o1>crn di padr,.. Gemelli fu tutta volta alla clifesn della giustizia ... per mesi hn rischiato il carcere, la vita ... ». Oun<111e,prima l'opera del padre nou ern stata affatto rivolta allo dife$a delle, giuali:.ia; dunque Gemelli aveva difeso la ingins~izia. In quanto al carcere e alla vita, il rischio sarebbe stuto corso dal relMrc per aver ospitato, verso la fine della guerra, alcune riunioni 92
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