Volontà - anno XV- n.2 - febbraio 1962
ficio che deve essere il vostro ». Ricordiamocene, questo è l'insegnamento del reuore dell'Università Cattolica, di un uomo di scienza e di cultura. di un uomo religioso, di un frate che veste il saio di Francesco d'Assisi. Ma non stupiamocene: fra' Agostino non è stato nè il primo nè l'ultimo dei paladini della Chiesa cauolica che hanno predicato, predicano e pre– dicheranno la morte e l'odio. Due mesi dopo, meditando l'Enciclica Del comunismo ateo di Pio XI. Gemelli scrive: (< Il noslro Paese, singolarmente ordinato e pacificato grazie alle intuizioni di un Ca[lO che da tempo ci mancava ... può esserp l'esempio vivente di un popolo risanato dalla follia comunista ». Alla follia nazista, è evidente, fra' Agostino non dedica neppure una parola. Un colla– boratore di Yita e Pensiero fa qualche cauta riserva sul razzismo hitleriano, ma solo perchè teme che Hitler 1>assi dall'odio contro gli ebrei all'odio contro i cristiani. Lo spazio non ci consente di citare altri documenti: le pagine gemelliane sulla Spagna, l'esaltazione di Mussolini clo1>0Monaco, l'incondizionata ed entusiastica celebrazione del decennale della carta del lavoro, eccetera. ~on è possibile, invece, tralasciare <1ualche documento sull' << educazione universitaria>) ueJ pensiero del (rate. Già i cloeumenti citati illuminano chiaramente Jc idee di Gemelli sulla formazione dei giovani. f:: indispensabile, però, segnalaTe un importante cliseorso - e< Cattolicesimo e i1alianiti1 nell'educazione universitaria>) - tenuto dill rettore 1'8 dicembre 1938, in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico. Alla cerimonia partecipa\'a, couie del resto quasi ogni anno, il cardinale Schuster. << ••• Dobbiamo invece mostrare che il Cattolice– si.mo , - disse Gemelli, - è elemento fondamentale e sostanziale della civiltà italiana; dobbiamo formare l'italiano nuovo, l'italiano del tempo di Mussolini, quei ' ragazzi di Mussolini ', come sono stati chiamati, capaci di deporre il libro per impugnare il moschetto e servire la Patria da solda1i, e che, tornati dall'Africa o dalla Spagna, riprendono gli studi per mostral'e che lo stesso ideale si serve con uguale sacrificio tanto nelle biblioteche e nei laboratori quanto nelle trincee ... ». Il pensiero cli Gemelli, è do\'eroso riconoscerlo, è d'un'cstrema coe• renza. Tre mesi dopo, nell'aprile del '39, occupandosi della carta della scuola, il frate augura a Bottai - ministro della Educazione Nazionale e autore della riforma scolas1jca - « che riesca ad' attuare finalmente e bene e presto tutto il grande progetto»; e afferma che « tutti gli uomini della scuola e coloro che amano la scuola gli debbono dare volentieri la mano per aiutarlo». Ed eccoci al fatale giugno 1940. Alla vigilia del 10 giugno, Gemelli scrive: « È venuta l'ora dell'cnlrata in guerra dell'Italia? Jon solo non lo so, non solo non sono in grado di rispondere a questa domanda; ma non ho nemmeno bisogno di rispondere a questo quesito. Non è a noi umili cittadini che tocca il prendere <1ucsta decisione. Non è dato a noi, che siamo e dobbiamo essere degli umili servitori della Patria, il conoscere quegli elementi che possono essere vagliali solo da èhi ha responsabilità cli comando. A noi tocca l'obbedire a chi comanda ... Innanzitutto è e,•idenle che quando scocca l'ora del dovere, dei 90
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