Volontà - anno XV- n.2 - febbraio 1962

dalla conq>atla unione del popolo intero, pronto ad ogni evento ... Si può per mollo tempo pretendere che un po1tolo 1 che aumenta ogni anno incon– tenibilmente, si voti nlln miserin e alla morte? Aveva sbocchi demografici e mercantili: li hanno chiusi! Aveva acquitrini secolari: li ha bonificati. Aveva il deserto libico: gli ha strappalo acqua e terre 1>eri nuovi uli,•e1i! Ha combattulo 13 anni (i 13 anni del [asciamo] una dura lotta per redi– mere con il lavoro pili energico dalla schiavilll una 1erra nou ricca: ne ha fatto un giardino! E c'è ancora chi si illude di chiudere la porta a chi diede nuovo lavoro nella speranza che questo secolare dissodatore di terre, tagliatore cli boschi tropicali, pioniere in ogni latitudine di civiltà e di progresso, s'acquieti nella clisoccu1rnzionc e rifiuti al isuo corpo pel'fino la speranza cli un tozzo di pane? ... » . Chi 1>uÒmai citare anche una sola delle (amose veline del Miuculpo1> che abbia la plastica efficacia di questa sLupcnda pagina di propaganda polilica scritla da fra' Agostino o. m. (.? Gemelli è pili fascista perfino dello s1esso duce, il quale aveva almeno riconosciuto l'esistenza di « tra– scurabili scorie» nella compattezza del popolo italiano. Per il Uettore, invece, non c'è nepptll'C mm voce discorde: ecco come serviva, oltrctut10, la vcri1ù, questo 1rndrc di culturn e di sapiemm, <1ucsto pioniere della scienza. Ma la propuganda e In retorica non sono che l'aspetto esteriore, {or. male, di questa e delle altre pagiuc politiche del frate. Perciò è ncce~sario non lasciarsene sfuggire la sostanza. Agostino Gemelli, professore di psico– logia, maestro di dirit10 1 frate francescano, giustifica e· sostiene, come ubbituno visto, l'a~gressionc foscistn all'Etiopia. Si ,cdono anche in lui due atteggiamenti paralleli e opposti: difende i &ncrosanti diritti della proprietù privata e ue tesse le lodi per le funzioni sociali che secondo lui la proprietà assolvc,•a clurnnte il fascismo; chie<le la c·ondanna del Indro, del deliqucnte che a quella proprictìi allenta, e ucllo ste~o lempo nega il diritto di 1>roprie1à ai popoli dell'Abissinia e plaude R chi li spoglia dei loro a\'eri, della loro libertà. Questa, la dourina di rra 1 Agostino o.f.m., <1ues10l'inscgnamcnlo del suo ateneo, che è, poi, <1ucllo della Chicsn. C'è forse da stupirsi se 111Cattolica, in linea con le ah1·c: università italiane, anzi, forse piii zelante di quelle, partecipa con tu1to il suo religioso cntu• siasmo alla giornata della raccolla dell'oro .tlla Patl'ia, all'indomani delle san;r,ioni? é ci si può stupire se il (rate, nel dicembre 1935, scrive: « tel– l'ora del pericolo non sono mai esistite due Jtalic ... Il nostro ~ oro alla Patria', il sacrificio delle nostre mense, il risparmio di ogni cosa che può portare benessere ma ci è dato dallo straniero a ,·aro prezzo, tipico esempio il carbone, i nostri giov:mi migliori, tutto ciò non è che un modesto anlicipo di quello che possono dare <1uarantatrc mi.lioni di uomini. Il loro ,·uore baue all'unisono: è <1ucllo della Patria, che da ogni torre, da ogni campanile chiama attorno al Carroccio della rcsis1cnza )). Due mesi dopo, nel (ebbraio 1936, Amintore Fanfani, pro(essorc alla Cattolica, scrive in Vita e Pensiero un articolo sui « documenti sulla pre– tesa unanimità del sanziouismo ». Ma chi non sa che anche Fanfani era (ascista? 86

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